Intervenendo al comitato interministeriale per gli Affari europei, Luigi Di Maio ha detto, tra le altre cose:

Dobbiamo cambiare paradigma. Le riforme fiscali e quelle del sostegno al reddito devono diventare riforme che l'Europa non può legare al rapporto deficit/Pil.”

E così, dopo lo scorporo dal calcolo del deficit dei mitologici investimenti pubblici ad alto moltiplicatore (di debito), pare che per Di Maio sarebbe necessario scorporare anche le “riforme fiscali e quelle del sostegno al reddito”.

In sostanza la flat tax e il reddito di cittadinanza dovrebbero essere finanziati aumentando il deficit, ma senza che contabilmente risulti un maggiore deficit.

Ora, a parte il fatto che, come sempre, la realtà dei fatti non si adegua alla rappresentazione contabile (dovrebbe essere il contrario), per cui le emissioni di titoli di Stato e quindi il debito pubblico aumenterebbero comunque, se passasse (ovviamente non passerà) l’idea di Di Maio fondamentalmente non ci sarebbe più nessun deficit contabile.

Infatti ogni riduzione di tasse e aumento di spesa, essendo considerata una “riforma”, non dovrebbe essere contabilizzata nel deficit.

Avanti così, il burrone è sempre più vicino.

(Matteo Corsini)

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