Nonostante il buon senso dovrebbe rendere evidente che se uno è già molto indebitato non è aumentando il debito che risolve i suoi problemi, Laura Castelli, “esperta” (secondo una autodefinizione che, curiosamente, molti mezzi di informazione hanno accettato at face value) di questioni economiche del M5S, continua a ripetere cose di questo genere:

Le misure previste nel Contratto di Governo miravano alla riduzione del debito pubblico e alla ripresa dell'economia attraverso una Banca pubblica d'investimento, istituzione che esiste già in Francia e Germania e che prevede investimenti ad alto moltiplicatore al fine di rilanciare crescita, produttività e occupazione, così da aumentare anche il gettito fiscale e ridurre il rapporto debito/Pil.”

Vedremo se il governo che alla fine è stato formato attuerà gli (insani) propositi scritti raffazzonatamente nel contratto tra M5S e Lega. Da un punto di vista finanziario è indubbio che se il rendimento dell’investimento è superiore al costo del finanziamento necessario a porlo in essere ha senso indebitarsi.

Il problema è che non vi è alcuna certezza che il rendimento dell’investimento sia ex post superiore al costo del finanziamento, negli esempi (molto vaghi) di Castelli e colleghi. Questo induce chi è già esposto nei confronti del debito pubblico a fare due cose: ridurre la propria esposizione e/o pretendere una remunerazione maggiore per il rischio di finanziare altro debito. Qualcuno nel frattempo vende anche allo scoperto, tra l’altro.

Tutto ciò, a parità di altre condizioni, rende la convenienza dell’investimento finanziato a debito ancora più dubbia. Aggiungiamoci anche che generalmente l’investitore pubblico non è particolarmente lungimirante, né è guidato da logiche di pura convenienza economico-finanziaria, e risulta relativamente semplice capire perché la via indicata da Castelli porterebbe molto più probabilmente nel burrone invece di ridurre il rapporto tra debito e Pil.

Purtroppo pare che né il buon senso, né la storia siano fin qui servite a far ragionare la maggioranza degli italiani votanti.

Come si fa a non essere pessimisti?

(Matteo Corsini)

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