Marcello Minenna, già assessore della giunta Raggi dimessosi dopo una manciata di settimane, dirigente Consob e docente universitario, è tra coloro che un giorno sì e l’altro pure propongono soluzioni di ingegneria finanziaria per aggirare il problema del debito pubblico.

Ho usato il verbo “aggirare” perché non si tratterebbe di soluzioni reali. In Italia Minenna ha un certo seguito anche perché iscritto al partito di chi ritiene che siamo perseguitati dalla Germania. Ovviamente i tedeschi fanno i loro interessi e hanno atteggiamenti che sovente possono risultare sgradevoli, ma il debito pubblico italiano non lo hanno prodotto loro, e non credo ci si debba illudere che saranno facilmente disposti a farsene (in parte) carico.

Quando si reclama “spazio fiscale” o “flessibilità”, ci si deve rendere conto che, dato il debito pubblico superiore al 130% del Pil, il problema vero è convincere chi deve comprare i titoli di Stato, più che la Commissione europea. Per meglio specificare: prima che si siano convinti gli altri a mutualizzare (almeno in parte) i debiti, ci si deve rendere conto che ogni ipotesi di spendere in deficit non è accolta positivamente da chi deve (contionuare a) prestare soldi alla Repubblica italiana.

C'è chi crede di poter convincere tutti quanti che il maggior deficit produrrebbe una riduzione del rapporto tra debito e Pil perché quest’ultimo crescerebbe più del debito. Queste cose, che escono tutti i giorni dalle bocche degli “esperti” pentaleghisti, non le ritiene credibili nessuno fuori dal loro elettorato.

Basta il buon senso a rendersene conto. Se avessero ragione loro, l’Italia sarebbe tra i Paesi a maggior crescita, e invece è tra quelli con maggiore debito.

Il mantra dell’utilizzo anticiclico del deficit è parimenti non credibile. Nella versione classica riportata da Minenna:

È opportuno che l'Italia recuperi il pieno e autonomo utilizzo della leva fiscale senza abusare, incrementando i risparmi durante le fasi positive del ciclo economico e lasciando che il deficit cresca "quanto basta" durante le recessioni per proteggere redditi e occupazione.”

E’ successo questo in passato? La risposta è: no.

Succederebbe in futuro? Ragionevolmente no.

Ha senso continuare a proporre come dischi rotti questo keynesismo straccione? Assolutamente no. Per questo continueremo a sentire la stessa musica in Italia.

(Matteo Corsini)

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