In un articolo su Repubblica dal titolo “Le banche e il Bitcoin di Stato”, Marcello Minenna si occupa dell’ipotesi di una criptovaluta emessa dalla BCE (non è il primo a farlo peraltro; già sei mesi fa commentai un articolo di Paolo Savona sulla stessa ipotesi).

Si chiede Minenna: “perché non varare direttamente un Bitcoin di Stato che coniughi l'innovazione delle criptovalute con la stabilità di un conio ufficiale delle autorità monetarie?

Minenna cita l’esempio del Venezuela.

Alle prese con l'iperinflazione (27.000%), ha tentato l'introduzione di una valuta digitale legata al petrolio (il Petro), cercando di intercettare i capitali che stanno fluendo fuori dal Paese attraverso le cripto-valute. Una mossa disperata?

Decisamente disperata. Per quale motivo un qualsiasi soggetto dovrebbe avere fiducia in una moneta che, al di là della forma, è sempre emessa e controllata da chi ha iperinflazionato un’altra moneta? Se l’amministratore di una criptovaluta è unico, quella moneta diventa sostanzialmente indistinguibile dalle monete fiat già in circolazione.

Secondo Minenna è il rischio di bail-in che dovrebbe favorire un cripto-euro.

Una valuta digitale universale, emessa e garantita dalla banca centrale coniugherebbe la sicurezza delle banconote con la velocità e tracciabilità delle transazioni elettroniche. Si tratterebbe di una sorta di supercontante (da noi un E-Euro) costruito sull'inviolabilità della tecnologia blockchain che però avrebbe, al contrario di Bitcoin, un valore stabile garantito dalla banca centrale.”

L’E-Euro non sarebbe sostanzialmente diverso dall’euro. Cambierebbe la forma, sarebbe utilizzata un’altra tecnologia, ma sarebbe pur sempre una moneta manipolabile dalla BCE.

Un eventuale E-Euro permetterebbe trasferimenti finanziari istantanei a costi quasi nulli tra cittadini, imprese, pubblica amministrazione. Appare chiaro che l'E-Euro sostituirebbe de facto conti correnti e depositi bancari, che per conservare attrattività dovrebbero fornire costi più bassi, o interessi più alti.”

Questo è indubbiamente vero, così come è vero che le banche non potrebbero più svolgere la funzione di moltiplicazione dei depositi a vista tipica di un sistema a riserva frazionaria (quanto meno non nei termini in cui lo fanno oggi). Il che sarebbe positivo, se non si scontrasse con la volontà di perpetuare un sistema di credito abbondante e a basso costo.

Ci sarebbero movimenti rapidissimi di capitali nei momenti di tensione (tra depositi ed E-euro), che potrebbero mettere in crisi di liquidità anche le banche più solide (flight to quality istantaneo).”

In sostanza, “l'E-Euro disintermedierebbe una fetta significativa delle transazioni finanziarie. In un futuro di valute digitali di Stato, le banche saranno dei soggetti in via di estinzione.”

Molto probabilmente lo sarebbero, appunto, nella funzione di intermediazione del denaro e moltiplicazione dei depositi. Una disintermediazione per certi versi salutare, a patto di accettare l’idea che di credito ce ne sarebbe di meno e che sarebbe più costoso. Anche per gli Stati.

Dubito che questo sia l’obiettivo…

(Matteo Corsini)

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