“Come può essere che il principale problema della Grecia siano le pensioni troppo generose, quando il 43% dei pensionati riceve meno di 660 euro al mese?” --  E. Achtsioglou

Effie Achtsioglou è ministro del lavoro in Grecia. Come periodicamente accade dal 2010, lo stato di insolvenza della Grecia torna a fare notizia.

Giova ricordare che negli ultimi sei anni la Grecia ha ricevuto finanziamenti da Paesi Ue e FMI per 240 miliardi (110 nel 2010 e 130 nel 2011), beneficiando inoltre di una ristrutturazione a carico dei creditori privati per 107 miliardi nel 2012. Infine, nel 2015 ha ottenuto un altro programma di aiuti finanziari per 86 miliardi.

Il problema è che le condizioni di partenza delle finanze pubbliche greche, dopo trent’anni di accumulazione di deficit a spese sostanzialmente del resto d’Europa (con creditori pubblici e privati quanto meno incauti), erano talmente disastrose da rendere impraticabile un risanamento senza contestuale abbattimento di buona parte del debito pregresso.

Al contrario, i creditori pubblici hanno preferito tenere in piedi una finzione in base alla quale non si procede ad alleggerire il debito senza poi fare nuove concessioni, bensì si mantiene intatto il debito e si fanno nuove concessioni, in cambio di misure fiscali restrittive.

Per di più capita di leggere affermazioni allucinanti, tipo quella del presidente dell'ESM (il Meccanismo Europeo di Stabilità), Klaus Regling, che a un giornale tedesco (evidentemente per placare gli animi dei tedeschi in un chiaro clima preelettorale) ha dichiarato: “Io conto sul fatto che dalla metà del 2018 la Grecia riuscirà a camminare con le proprie gambe e potrà  procurarsi le risorse sul mercato da sola.” Va bene credere nei miracoli, ma questo sarebbe qualcosa in più di un miracolo. E allora suona come una presa per i fondelli.

L’altro grosso problema è che in Grecia oltre la metà della popolazione è consumatrice di tasse, ossia vive di rendite previdenziali o è dipendente pubblico. Tasse, però, che solo in minima parte sono pagate da altri greci.

Chi lamenta il fatto che in Grecia negli ultimi anni sono stati fatti 11 interventi di riduzione delle pensioni omette di considerare il punto di partenza e che, ancora oggi, il sistema previdenziale si regge solo sui contributi pagati dal resto d’Europa.

Sarà pur vero, come sostiene il ministro greco, che il reddito pro capite per gli over 65 anni è di circa 9mila euro rispetto a 20mila euro dell’eurozona, ma il fatto è che (e qui non mi voglio concentrare sugli aspetti redistributivi) neppure quei 9mila euro sono sostenibili.

A luglio la Grecia deve rimborsare titoli per 6 miliardi di euro, e sarà in grado di farlo solo se riceverà una tranche degli 86 miliardi facenti parte del pacchetto del 2015. Fino ad allora vedremo il solito tira e molla tra governo greco e creditori pubblici. Credo che la finzione andrà avanti, ma lo stato di reale insolvenza della Grecia non farà che peggiorare.

(Matteo Corsini)

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