Come è noto, uno dei problemi che affligge l’Italia è una burocrazia elefantiaca, che a parole tutti detestano, ma nei confronti della quale ogni nuova maggioranza di governo non solo non fa nulla per ridimensionarla, ma legifera in modo da renderla ancora più pesante.

La ricostruzione del ponte di Genova crollato nell’estate del 2018, che per l’Italia dovrebbe concludersi in tempi considerati record di circa due anni (altrove sarebbe un record di inefficienza, peraltro), spinge molti a considerare l’idea di avere commissari straordinari per gestire in modo appunto straordinario le opere pubbliche.

Il sindaco di Genova Marco Bucci, commissario straordinario per la ricostruzione del ponte Morandi, in un decalogo stilato sul Sole 24 Ore, ha sostenuto tra le altre cose:

Perché non si deve andare in deroga al codice, se lo prevede la legge europea? Le regole del mercato, quando vengono applicate in modo formale, si traducono nel massacro del mercato. Tenere ferma un’opera per anni è il massacro del mercato che invece ha l’interesse a far sì che i soldi circolino in fretta.

Non dubito che l’applicazione formale (formalistica) delle regole massacri il mercato. Credo però opportuno osservare che definire “mercato” l’impianto normativo comunitario è un grande esercizio di neolingua orwelliana. Di mercato non c’è, né vi può essere, assolutamente nulla quando tutto è affidato a procedure pubbliche. Lo stesso concetto di opera pubblica è sostanzialmente alieno a quello di mercato.

Capisco che il mercato abbia pochi estimatori e probabilmente ancor meno conoscitori (soprattutto) in Italia, ma la prima cosa da non massacrare dovrebbe essere il significato delle parole.

(Matteo Corsini)

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