Gongolante per la vittoria alle elezioni regionali in Emilia Romagna e per il calo dello spread tra i rendimenti dei titoli di Stato italiani e tedeschi che ne è conseguito, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha detto che “il governo ha già accumulato un tesoretto”.

Si tratterebbe della minore spesa per interessi che ammonterebbe, secondo i calcoli ministeriali, “a 400 milioni quest’anno, 1.2 miliardi nel 2021 e più di 2 miliardi nel 2022.”

Premesso che un movimento di 20-30 punti base nello spread decennale non è affatto inusuale nella sgangherata Italia e che non ricordo che il ministro in carica abbia diffuso calcoli analoghi ma di segno opposto in occasione di movimenti al rialzo della stessa portata, che pure si sono verificati a cavallo tra ottobre e novembre scorsi, mi sovvengono un paio di considerazioni.

In primo luogo, proprio perché si tratta di movimenti tutt’altro che rari, non ha molto senso dare per scontato che i risparmi di spesa per interessi si concretizzeranno.

In secondo luogo, non ha senso parlare di “tesoretto”, dato che la spesa per interessi in rapporto al Pil resterebbe comunque la più alta a livello di eurozona e che il bilancio dello Stato resta comunque ampiamente in deficit, con clausole di salvaguardia che incombono per complessivi 47.1 miliardi anche sui prossimi due anni.

Servirebbero maggiore prudenza e anche decenza.

(Matteo Corsini)

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