Non è un mistero che, dopo aver ottenuto più voti di tutti gli altri partiti alle elezioni politiche del marzo 2018, il M5S abbia imboccato un sentiero di perdita di consenso, per lo più a vantaggio della Lega. Da mesi il “capo politico” pro-tempore, Luigi Di Maio, è messo in discussione da una parte degli eletti e degli elettori pentastellati.

Il loquace ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, ha però dichiarato:

Luigi sta facendo un capolavoro. Lo paragono a un amministratore delegato di un'azienda in cui deve fare tutto: il capo, il portiere, il segretario. Non lo si può criticare.

Fioramonti, che stando a Wikipedia ha studiato filosofia ma all’università di Pretoria insegnava economia politica, dimostra a mio parere di avere delle lacune per lo meno in economia aziendale.

Posto che trovo abbastanza inappropriato il paragone tra un movimento politico e un’azienda, le imprese in cui la stessa persona fa il factotum sono tipicamente ditte individuali o di dimensioni comunque molto ridotte.

Nessuna azienda che nel suo mercato di riferimento (che in questo caso non è un mercato di nicchia) aspira a mantenersi nei primi tre posti per quota di mercato può ragionevolmente avere successo se l’amministratore delegato fa tutto. Direi, anzi, che in casi del genere le probabilità di insuccesso sono preponderanti.

In effetti Di Maio ha quasi dimezzato le quote di mercato in un anno. Ma secondo Fioramonti, “sta facendo un capolavoro”.

Opinione che potrei anche condividere, precisando però di non avere mai preso neppure lontanamente in considerazione di recarmi alle urne per votare Giggino e colleghi e valutando quindi positivamente le perdite di consenso in atto.

(Matteo Corsini)

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