Una delle caratteristiche di tutto coloro che, dichiarandosi o meno tali, hanno idee socialiste, è quella di non avere coerenza in merito al diritto di proprietà, prevedendo restrizioni per lo più quando si tratta di quello altrui.

Si prenda, per esempio, il sinistrorso fondatore di Slow Food, Carlo Petrini. Presiede l’università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo in provincia di Cuneo le cui rette di iscrizione oscillano tra i 14mila e i 16mila euro all’anno e che ottiene sostegno da aziende partner. Una iniziativa privata, quindi.

Però il privato non va bene, secondo Petrini, quando si tratta di altre faccende. Per esempio, pur essendo contrario agli OGM, Mr. Slow Food dichiara di non essere pregiudizialmente contrario al “genome editing”, salvo lanciare un anatema contro i privati:

Io sono per studiarla, questa tecnica. Però c’è un elemento, che vorrei fosse ben chiaro. Che i risultati di questa ricerca non diventino proprietà privata, che siano accessibili tutti. Perché quello che non mi è mai piaciuto degli Ogm, oltre ad essere contrario nel merito, è stato anche il fatto che sono oggetto di brevetti la cui esistenza crea molti problemi ai contadini. Se la scienza comincia a studiare delle nuove realtà, io sono per accompagnarla. Purché si tratti di ricerca pubblica, super partes.”

Petrini ritiene quindi che, per ciò che pare a lui, lo Stato debba sostituirsi nel prendere decisioni alle singole imprese e persone. Di fatto, Petrini vorrebbe che lo Stato imponesse a tutti il suo personale punto di vista, a prescindere da quanto condiviso da altri.

Ovviamente per il bene di tutti, con buona pace della libertà di iniziativa privata e, in ultima analisi, del diritto di proprietà. Sempre quello altrui.

(Matteo Corsini)