Ho già avuto modo di commentare l’idea di un fondo pensione complementare integrativo pubblico lanciata da Pasquale Tridico, tecnico pentastellato presidente dell’Inps con aspirazioni da ministro dell’Economia.

Un fondo che, nelle intenzioni del proponente, dovrebbe “canalizzare gli investimenti in Italia”; formula che, quando c’è di mezzo un veicolo pubblico, fa venire in mente rilanci di imprese fallite e prospettive di perdite sanguinose.

Adesso Tridico ha aggiunto dettagli all’idea. Il fondo sarebbe “a tutela dei giovani, delle donne e delle persone che hanno meno possibilità di fare fondi privati, perché i fondi attualmente esistenti, che ovviamente continueranno ad esistere, sono ciclici, favoriscono persone che hanno già salari alti, quindi persone ricche oggi saranno anche più ricche domani perché hanno la possibilità di farsi anche una pensione privata.

Al contrario, “il fondo integrativo pubblico nell'idea ha una aspirazione diversa, di essere anticiclico, quindi di permettere a chi ha carriere instabili, salari più bassi, giovani, donne un incentivo maggiore ad accumulare una pensione integrativa.

Non capisco cosa abbia a che fare la ciclicità con l’argomento di cui parla Tridico, ma diamogli questa licenza poetica.

Il fatto, però, è che chiunque può aderire a un fondo pensione. Ma è evidente che, per farlo, deve versare del denaro al fondo. Al netto della “canalizzazione” di cui sopra, la differenza tra questo fondo e quelli privati dovrebbe essere nelle commissioni a carico dei partecipanti, che nel caso del fondo pubblico dovrebbero essere inferiori.

Ma se il problema è la mancanza del denaro da versare al fondo, allora Tridico non dovrebbe parlare di “ciclicità”, bensì di versamenti a favore delle persone incapienti a carico della cosiddetta fiscalità generale, ossia dei pagatori di tasse.

Sarebbe una delle tante manovre fiscali redistributive, sotto una forma diversa. Nulla di nuovo. (Matteo Corsini)

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