Come previsto, la rinnovata sintonia con la Commissione europea ha condotto alla presentazione di una Nota di Aggiornamento al DEF in cui per il 2020 si prevede un deficit pari al 2.2% del Pil. 

Nessuno è andato sul balcone a festeggiare la sconfitta della povertà, e pare di essere tornati ai tempi di Padoan al ministero dell’Economia, quando la NADEF portava sempre a prevedere alcuni decimali di deficit in più rispetto a quelli inseriti nel DEF di aprile, ovviamente promettendo discese negli anni successivi, grazie anche ad accelerazioni nella crescita del Pil.

Per chi volesse soffermarsi sui numeri invece che sulle parole e sui toni dei pronunciamenti governativi, le cose non migliorano affatto rispetto al già sciagurato governo gialloverde. Anzi.

Una manovra che è prevista avere un valore lordo di circa 30 miliardi sarà fatta nelle sue componenti principali per 14 miliardi da deficit aggiuntivo (quella che viene definita “flessibilità”) e da 7 miliardi di maggiori entrate da lotta all’evasione fiscale. Una voce, quest’ultima, generalmente non gradita come copertura dalle parti di Bruxelles. Ma, ehi, adesso c’è Roberto Gualtieri a via XX Settembre, per cui il deficit è diventato buono.

Gli altri 9 miliardi sarebbero minore spesa per interessi per circa 6 miliardi, che come in passato andrebbe non a minor deficit, e revisione della spesa, soprattutto lato tax exependitures, per circa 3.5 miliardi.

Non è ancora chiaro se l’Iva resterà immutata o se verranno rimescolate un po’ le aliquote. Sta di fatto che la chiave di tutto pare essere, la “partecipazione propositiva al progetto europeo”. 

Contrariamente ai mezzi di informazione mainstream, non credo ci sia tanto da gioire di fronte a una Commissione che oggi fosse disponibile a concedere di fare più deficit per oltre mezzo punto di Pil in più rispetto a pochi mesi fa. 

L’arbitrarietà nell’applicazione delle regole è sempre problematica e, in fin dei conti, il deficit resta sempre deficit e sarebbe illusorio pensare che sarà a carico di qualcuno diverso dai pagatori di tasse italiani. Cambia la forma, ma la sostanza è sempre la stessa.

(Matteo Corsini)

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