Arringando i propri seguaci su Facebook, Matteo Salvini ha ribadito la linea da tenere nei confronti della Ue:

Sono convinto che l'Unione Europea permetterà all'Italia di crescere e correre. Governi complici, governi ignoranti, governi fessi non ce ne sono più. Stiamo lavorando giorno e notte per portare uno shock fiscale: taglio delle tasse, taglio della burocrazia, più investimenti... Io non voglio un paese che passeggia, ma un paese che corre. Occorre pagare di più e meglio di stipendi e tagliare le tasse.”

La storia divulgata da diversi mesi è più o meno questa: l’Italia è tenuta in catene da una Ue sadica nei confronti del Belpaese, allo scopo di favorire tedeschi e francesi. Se solo non ci fossero quelle catene, nessuno ci potrebbe fermare.

Che le regole europee siano soggette a continui mercanteggiamenti da parte di tutti come in un suk mediorientale è un dato di fatto.

Che ci sua chi vuole impedire all’Italia di “crescere e correre” fa parte di una visione complottista delle cose. Difficilmente però può essere messo in discussione il fatto che ogni volta che la Commissione europea ha chiuso uno o entrambi gli occhi sulle promesse da marinaio contenute nei DEF presentati dai governi italiani (di ogni colore), poi chi governava se ne sia approfittato per fare spesa elettorale.

Da questo punto di vista, il “cambiamento” portato da questi governanti rispetto ai precedenti mi pare consistere per lo più nel fatto che, invece di elemosinare qualche decimale di deficit in più, ora si pretende di farne quanto si vuole, condendo pure la discussione con rutti e scorregge per marcare maggiormente la propria sovranità.

Salvini prospetta un taglio di tasse e un aumento di spesa pubblica, magari affidandosi ai MiniBot del suo consigliere Claudio Borghi (autodefinitosi “Mr. Wolf” in un’intervista a Panorama. Quentin Tarantino e Harvey Keitel hanno facoltà di querela). Poi si lamenta se gli interlocutori europei reagiscono male.

Vuole “un paese che corre”, e indubbiamente il passo lo si sta accelerando: verso il burrone.

(Matteo Corsini)

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