Pasquale Tridico era stato inserito dal M5S nella lista preventiva di ministri che era stata resa pubblica alla vigilia delle elezioni politiche del 2018. Avrebbe dovuto sedere sulla poltrona di via XX Settembre nel caso in cui il M5S avesse ottenuto i voti sufficienti a costituire un governo monocolore.

Sue erano diverse idee alla base dei programma economico del Movimento. E’ rimasto consigliere di Giggino Di Maio, il quale appena ha potuto lo ha messo alla presidenza dell’Inps, posizione dalla quale Tridico, di fatto, esterna come se fosse un ministro.

Da settimane insiste su concetti come salario minimo e riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, con affermazioni come questa:

Se la legge sul salario minimo entrerà in vigore avremo 10,8 miliardi di euro che passeranno dal capitale al lavoro. Cioè saranno a disposizione dei salari, del consumo e quindi della crescita.”

Credo che neppure il sindacalista più nostalgico degli ani Settanta abbia ormai il coraggio di dire sciocchezze del genere nel 2019. Eppure Tridico sembra realmente convinto che la dimensione della “torta” da ripartire non dipenda in alcun modo da come la si intende ripartire.

Basta una legge per spostare quanti miliardi si vogliono “dal capitale al lavoro”, addirittura con effetti benefici sulla crescita del Pil perché – accidenti! – si sostengono i consumi. Ovviamente gli investimenti non ne risentirebbero neanche di una virgola, secondo Tridico. Anzi, proprio i maggiori consumi indotti dalla redistribuzione dovrebbero avviare un circolo virtuoso.

Secondo me il dramma vero non è che questo signore sia presidente dell’Inps pro tempore, bensì che prima fosse professore di economia, cosa che on ogni probabilità riprenderà a fare quando finirà questa stagione volta a dimostrare che al peggio in Italia non c’è mai limite.

(Matteo Corsini)