Pasquale Tridico, messo da Di Maio alla presidenza dell’Inps, continua a sfornare idee per buttare i soldi da prelevare poi inevitabilmente dalle tasche dei pagatori di tasse.

Intervistato dal Fatto Quotidiano in merito al redditi di cittadinanza (sua l’idea che si sarebbe pagato da solo, cosa che evidentemente non è vera), Tridico afferma “per il futuro sarebbero utili dei minimi differenziati per categoria. Per esempio un basic income per giovani in percorsi di studio sulle arti e la cultura che offrono carriere incerte. Un Paese fondato sulla cultura ha bisogno di quelle professionalità: mi risulta ci sia un progetto di dare 400 euro al mese per due anni ai giovani che finiscono studi di laurea o di diploma in architettura, di arti performative o comunque legati al patrimonio artistico e culturale.”

L’incertezza è intrinseca nella vita di ogni individuo. Non può, quindi, essere eliminata. Certamente sono sempre esistiti e ahimè credo sempre esisteranno personaggi che propongono di ridurre l’incertezza per un gruppo di individui a spese di altri individui.

L’incertezza in merito alle prospettive occupazionali di diversi percorsi di studio non è una novità. Al netto delle difficoltà che chiunque trova a inserirsi nel mondo del lavoro in un Paese in via di sottosviluppo come l’Italia, non credo ci sia da stupirsi se chi si laurea in ingegneria ha qualche problema in meno rispetto a chi sceglie le “arti performative”.

Ciò detto, pur essendo un economista (così dicono), Tridico pare abbia qualche difficoltà con i concetti basilari di domanda e offerta. “Un Paese fondato sulla cultura ha bisogno di quelle professionalità”, dice Tridico riferendosi a chi studia arte. E chi ne dubita.

Il problema è che, evidentemente, o c’è un eccesso di offerta di tali professionalità, o il Paese non sa far rendere adeguatamente il patrimonio artistico e culturale. Le due cose, tra l’altro, non si escludono a vicenda.

Quel che è certo è che la soluzione non può consistere nel dare 400 euro o qualsiasi altra somma di denaro a chi compie questo o quel percorso di studi per ridurre l’incertezza sulle prospettive professionali. Già in Italia è in buona parte a carico dei pagatori di tasse il costo degli studi anche oltre la scuola dell’obbligo.

Distribuire ulteriori paghette di questo genere sarebbe oltremodo ingiusto, anche perché a pagare il conto sarebbero spesso persone a cui nessuno garantisce alcunché e che devono contare solo sulla capacità di avere clienti che volontariamente acquistano i beni e i servizi che offrono.

Questo socialismo straccione non fa eccezione alla regola thatcheriana: prima o poi i soldi degli altri finiscono e in Italia siamo già al poi.

(Matteo Corsini)

You have no rights to post comments