Per esempio, quando continua a difendere Quota 100, ripetendo che “tutto il mondo mi diceva non toccare la Fornero e io ho cominciato a smontarla… È un provvedimento giusto, sia socialmente che economicamente. Consente il ricambio generazionale. E anche se il rapporto non sarà di uno a uno, un sacco di giovani avranno opportunità che prima erano inimmaginabili.”

Quello che Salvini non dice è che c’è una bella differenza da un rapporto di 2-3 nuove assunzioni per ogni (pre)pensionamento di cui parlava la scorsa estate e il più realistico “il rapporto non sarà di uno a uno” di questi giorni.

Sarà un salasso per i pagatori di tasse, soprattutto negli anni a venire. Il tutto a carico di quei giovani che adesso si sostiene di aiutare, quando è chiaro invece che si tratta solo di un beneficio a favore dei pensionandi.

Purtroppo in un sistema pensionistico a ripartizione (strutturato, di fatto, come uno schema Ponzi) la decisione di andare in pensione con alcuni anni di anticipo non è affatto indifferente. Se il sistema fosse a capitalizzazione ognuno potrebbe scegliere di andare in pensione quando vuole, anche a 50 anni, e sarebbero solo fatti suoi.

Ma Salvini non si limita a straparlare di pensioni; continua anche a blaterare di abbassare le tasse facendo ulteriore deficit. Il modo migliore per scaricare una nuova grandinata di tasse dopo un anno o due.

Guardate l'America di Trump. Cresce grazie al debito, alle politiche espansive e alla riduzione delle tasse.”

Posto che anche negli Stati Uniti i nodi arriveranno prima o poi al pettine, Salvini dovrebbe essersi reso conto da quando è al governo che per la Repubblica italiana fare debito non è un esercizio semplice e relativamente poco costoso come per il governo federale degli Stati Uniti. Capisco che i suoi guru (per esempio Borghi e Bagnai) “risolverebbero” la questione a suon di minibot o altre cialtronerie monetarie del genere, ma gli esiti in Italia sarebbero molto più simili a quelli di certi Paesi sudamericani piuttosto che a quelli degli Stati Uniti.

Altra cosa che non torna è la sicurezza che la Commissione europea non chiederà che l’Italia sistemi il bilancio dopo le imminenti elezioni europee. A suo dire non serve trovare le coperture per evitare i 23 miliardi di aumenti Iva del 2020.

Sono serenissimo. Perché credo il 27 maggio l'Europa cambierà approccio… La politica europea va rivista interamente. Vedrete che dopo le elezioni nessuno ci verrà a chiedere 23 miliardi.”

Anche qualora vincessero le formazioni cosiddette sovraniste, non credo proprio che ci sarebbe un atteggiamento più morbido nei confronti dell’Italia. Ciò detto, non è la Commissione europea che determina il costo del debito, ma chi compra e vende i titoli di Stato sul mercato. Non se ne è accorto Salvini negli ultimi 12 mesi?

(Matteo Corsini)

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