Tra le questioni su cui i firmatari del “contratto per il governo del cambiamento” discutono c’è il provvedimento cosiddetto “Salva Roma”, che punterebbe a chiudere nel 2021 la gestione commissariale del debito di Roma (12 miliardi) onde evitare che la stessa finisca la cassa e vada a sua volta in default.

Gli esponenti del M5S si ostinano a spacciarla per una operazione in cui tutti ci guadagnano, negando ovviamente la verità. Per esempio, ecco il capogruppo alla Camera Francesco D’Uva:

Non è un Salva Roma, è un provvedimento che elimina la gestione commissariale e fa risparmiare due miliardi e mezzo per abbassare le tasse ai romani, a costo zero per lo Stato. Mi dispiacerebbe se, per guadagnare consensi, si facesse del male ai romani. Ma sono fiducioso, sarà approvato senza problemi.”

Per ridurre gli oneri connessi a una massa di debiti, l’unica via alternativa all’accelerazione nel pagamento (ipotesi esclusa, dato che mancano le risorse) consiste nella rinegoziazione dello stesso. Rinegoziazione che solitamente consiste in una riduzione del tasso di interesse, in un allungamento della scadenza o in una combinazione delle due.

Va da sé che in questo caso i creditori riducono il valore attuale netto e (se non sono obbligati per legge) lo fanno se pensano che dal default deriverebbero perdite superiori.

Quindi se il Comune e lo Stato ci guadagnano, i creditori qualcosa devono lasciare sul campo. Capisco che questi signori siano abituati a raccontare balle, soprattutto quando si tratta di questioni finanziarie, ma non esistono bacchette magiche per ridurre i debiti.

(Matteo Corsini)

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