Qualche tempo fa, annunciando una rotazione di 10 direttori generali a capo delle strutture del ministero dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio ha affidato a Facebook riflessioni molto profonde:

Non voglio generalizzare, ma finalmente arriverà un po' di aria fresca dopo decenni in cui nulla o quasi nulla è mai cambiato. È tempo di togliere le incrostazioni che si sono accumulate nel corso degli anni”, aggiungendo che servono “più efficienza, più risparmi; non si campa più di rendita e di posizioni acquisite. Adesso se vuoi andare avanti devi dimostrare di meritarlo e di saper far bene il tuo lavoro, anche all'interno delle strutture pubbliche.”

Parole anche condivisibili, se non fosse che una rotazione del genere sembra essere ispirata all'idea di portare un cambiamento fine a se stesso.

In altri termini, se un dirigente dimostra di non fare bene il suo lavoro, la soluzione non consiste nel metterlo a fare altro, ma nel rimuoverlo e basta. Dopodiché andrebbe capito con quale cognizione di causa il già steward al San Paolo e web master (a suo dire) Giggino riesca a stabilire chi fa bene o meno il suo lavoro.

Fare una girandola in nome della rimozione delle incrostazioni rischia di peggiorare le cose, dato che le competenze specifiche in determinate materie non si improvvisano. Capisco che la filosofia del M5S, in buona parte rappresentato in Parlamento da persone dalle limitate esperienze tanto politiche quanto lavorative, consista nel ritenere possibile per chiunque ricoprire qualsiasi incarico.

Qui però siamo oltre all’utopia (per me distopia) comunista in base alla quale il fabbro può fare il pianista o il chirurgo dall’oggi al domani.

Per me è pura follia, con il rischio di passare da inefficienza e rendite di posizione (per le quali la soluzione è, ripeto, la rimozione) alla confusione totale. Solo per dire che si fa il cambiamento.

(Matteo Corsini)

 

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