Nella quotidiana opposizione reciproca che si fanno i firmatari del “contratto per il governo del cambiamento”, Matteo Salvini ha preso le distanze da Giggino Di Maio, che felice e contento ha firmato per conto dell’Italia gli accordi con la Cina nell’ambito della nuova Via della Seta.

A tale proposito, ha detto Salvini:

Non mi si dica che la Cina è un Paese con il libero mercato; vogliamo essere assolutamente cauti quando c’è in ballo la sicurezza nazionale.”

Che la Cina non sia “un Paese con il libero mercato” non v’è dubbio. Purtroppo il fatto che il mercato non sia libero non è che un aspetto della più generale restrizione alla libertà individuale, peraltro.

Ciò detto, fa un po’ effetto che a dichiarare questa avversione per un Paese statalista e dirigista (per rimanere nel campo degli eufemismi) sia colui che appoggia la (ennesima) nazionalizzazione di Alitalia, non disdegnerebbe un ritorno alle banche pubbliche e, via Cassa Depositi e Prestiti, sta allegramente ricostituendo assieme all'alleato di governo un groviglio di partecipazioni statali degno della peggior fase della Prima Repubblica.

Se questi sono i suoi difensori, dubito che si possa dire che il libero mercato sia in buone mani.

(Matteo Corsini)

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