E così è davvero partito l’iter per poter accedere al reddito di cittadinanza, ennesimo intervento di aumento della spesa corrente a carico dei pagatori di tasse presenti e futuri.

Qualcuno chiede se avrà effetti espansivi, e la “esperta” sottosegretaria Laura Castelli rassicura tutti, rimandando però al DEF.

Nel Def troverete tutti i fattori determinanti delle politiche espansive. C’è una parte che si occupa del Pil potenziale, e questo ragionamento sarà all'interno del Def.”

Il quale “è chiaramente un documento anche politico e riprenderà gli effetti manovra finanziaria: lo vedrete a breve e essendo programmatico questi sono impatti contabili che vanno inseriti. Sarà plastico.”

Proprio così: “sarà plastico”.

Che a me sembra una supercazzola detta da una persona che non ha idea di cosa stia parlando, men che meno in termini quantitativi.

Più convinto, invece, colui al quale si deve l’idea originaria dell’aumento dello spazio fiscale (ossia per fare più deficit) a seguito dell’introduzione del reddito di cittadinanza, via aumento dell’output gap, ossia del divario tra crescita reale e potenziale del Pil. Costui è Pasquale Tridico, fresco di nomina alla poltrona che più conta all’Inps.

Lo confermo, anche se la stima è stata fatta su dati 2017. Il meccanismo è semplice e convincete: la partecipazione di scoraggiati e neet al mercato del lavoro farà aumentare il pil potenziale e quindi lo spazio fiscale. Non è fantascienza.”

Lo “spazio fiscale” ammonterebbe a ben 12 miliardi, il che fece dire ai penta stellati che il reddito di cittadinanza si sarebbe pagato da solo.

Ma si può stare tranquilli: Tridico garantisce che “non è fantascienza”.

C’è un problema, però, già sollevato da Andrea Gorga in una breve analisi per l’Osservatorio sui Conti Pubblici di qualche settimana fa: il meccanismo “semplice e convincente” potrebbe non funzionare.

In primo luogo, perché per risultare tra i disoccupati che contano ai fini della rilevazione del Pil potenziale occorre cercare attivamente un lavoro, non solamente essere iscritti ai un centro per l’impiego. Si può nutrire qualche dubbio sul fatto che i percettori del reddito di cittadinanza che effettivamente sono abili al lavoro siano così attivi nella ricerca e non preferiscano aspettare eventuali proposte da parte dei centri per l’impiego. Tanto l’Istat quanto l’Ufficio Parlamentare di Bilancio stimano in circa un terzo dei percettori coloro che potrebbero essere effettivamente impiegabili, tra l’altro.

In secondo luogo, proprio perché il reddito di cittadinanza è stato fissato a un livello relativamente elevato, è meno probabile che un percettore accetti lavori che gli consentirebbero di guadagnare poco di più, quanto meno finché non gli vengano fatte proposte rifiutando le quali perderebbe diritto all’assegno mensile (sarà poi da verificare l’efficacia degli eventuali controlli, su cui mi permetto di avere dei dubbi). Ciò aumenterebbe la disoccupazione strutturale, riducendo il Pil potenziale.

Tutto ciò rende molto meno semplice e convincente il meccanismo pensato da Tridico.

Per di più, come osserva Gorga:

Naturalmente, ciò di cui si discute qui è se un artificio contabile possa consentire di fare più deficit. Quand’anche, per assurdo, questo artificio potesse convincere gli uffici tecnici della Commissione Europea, esso non potrebbe certo convincere i mercati finanziari.”

Osservazione che io trovo molto più semplice e convincente dell’artificio contabile di Tridico.

(Matteo Corsini)