Non sapevo chi fosse Mario Turco finché non mi sono imbattuto in un articolo a sua firma su MF. Ho appreso che è senatore del M5S e componente della Commissione Bilancio del Senato. L’articolo ha un titolo eloquente: “Come guarire le degenerazioni della finanza”.

Ovviamente la cosa mi ha incuriosito. Dico subito che, dopo averlo letto, ho voluto capire cosa facesse questo signore prima di essere eletto al Senato, perché l’articolo contiene tante sciocchezze economiche da indurmi a supporre che Turco non si fosse mai occupato di questi argomenti.

Invece leggo che è commercialista e docente di Economia Aziendale all’università del Salento. Che ci siano persone che abbiano come docente chi sostiene cose quelle che commenterò brevemente, per me è preoccupante.

Secondo Turco, l’andamento (deludente) dell’economia, l’entità del debito pubblico e la crescita dello spread tra BTP e Bund sono “falsi problemi”. Nel senso che sarebbero “sintomi che mascherano i problemi reali tra i quali si dibatte il sistema economico italiano.”

I quali sarebbero:

1) la perdita della ciclicità del sistema economico-produttivo, ovvero il fatto di aver favorito il sistema della rendita finanziaria grazie alla deregolamentazione borsistica, valutaria e fiscale.”

Suppongo che Turco rimpianga gli anni Settanta, con controlli valutari, vincoli di portafoglio e la repressione del costo del debito pubblico mediante la (di fatto) monetizzazione da parte della Banca d’Italia. Resta il fatto che non vi è stata una reale deregolamentazione, semplicemente una diversa regolamentazione. Il settore finanziario resta uno dei più regolati.

2) la perdita della titolarità del debito pubblico che si sostanzia nell’averne trasferito la titolarità alla finanza internazionale, che peraltro con la tecnica dell’asta marginale realizza annualmente un’alta redditività… basti pensare che oltre il 75/80% del debito pubblico italiano è in mano alla finanza (banche, fondi esteri e italiani) che ormai condiziona le politiche economiche del Paese e sottrae importanti risorse dal bilancio dello Stato, che diversamente sarebbero indirizzate al sistema di produzione.”

Qui emerge chiaramente che questo signore non sa di cosa parla. Cosa che lo accomuna a parecchi compagni di movimento. Il debito pubblico è per circa il 70 riconducibile a soggetti italiani, siano essi banche o risparmiatori, che detengono i titoli ormai per lo più indirettamente, tramite fondi comuni (anche esteri), polizze vita e fondi pensione. La stessa Banca d'Italia ne ha comprato centinaia di miliardi nell'ambito del QE.

Quella del collocamento con asta marginale che regalerebbe soldi agli speculatori è un’altra panzana paragonabile, per restare in area M5S, alla storia delle scie chimiche. Sono i rendimenti del mercato secondario a guidare il primario, a prescindere dal metodo di collocamento. Non viceversa, come sembrano credere questi signori.

Se i rendimenti chiesti allo Stato sono elevati, è perché il debito è tanto e con gente come quella che governa adesso le cose vanno perfino peggio rispetto alla non certo parsimoniosa condotta di chi governava prima.

3) la perdita della titolarità della moneta: l’euro infatti non fa riferimento a una banca centrale sovranazionale che assolva il compito di prestatore di ultima istanza. Andrebbe riconosciuto, di conseguenza, che il principale scoglio sul quale si infrangono anche le migliori politiche economiche è, in sostanza, il ruolo assunto dalla finanza da qualche decennio a questa parte.”

Questo è un cliché classico dei sovranisti, che vorrebbero un mondo in cui la banca centrale stampa tutto il denaro di cui necessita lo Stato per fare spesa pubblica (ovviamente mai parassitaria). Tra l’altro, anche il ruolo di prestatore di ultima istanza (che a mio parere non dovrebbe in ogni caso essere svolto) fu ideato in origine (si pensi a Walter Bagehot) per fornire liquidità a banche che avessero asset illiquidi ma in bonis da fornire a collaterale. Qui, invece, si tratterebbe né più né meno di monetizzare il debito pubblico. Cosa avvenuta in diversi casi nel passato, sempre con esiti disastrosi per l’economia e la moneta.

Le “migliori politiche economiche”, se davvero fossero tali, non richiederebbero la monetizzazione da parte di una banca centrale.

Ecco, quindi, la soluzione di Turco:

Per questo ritengo che sia necessario creare un nuovo sistema economico in cui al centro ci sia il sistema della produzione. Per far questo occorre regolamentare la borsa, limitare la speculazione, disincentivare sul piano fiscale le rendite finanziarie e favorire i processi produttivi. Tutto ciò è possibile solo cambiando la struttura delle regole dell’euro e creando una Banca Centrale Pubblica Europea.”

Premesso che sarebbe opportuno che qualcuno dicesse a Turco che la BCE è già una banca pubblica, l’unica produzione al centro del sistema da lui proposto sarebbe quella di denaro creato dal nulla. Tutte le altre sue proposte non farebbero che scoraggiare gli investimenti privati, di conseguenza i processi produttivi.

Il che probabilmente è coerente con la prospettiva di chi ritiene che debba essere lo Stato il motore dei processi produttivi.

Si salvi chi può da questa gente.

(Matteo Corsini)

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