di Alwin Lowi (da LewRockwell.com, 14 maggio 2014)

Tutte le installazioni domestiche, commerciali e industriali ottengono le forniture energetiche (ad esempio elettricità, riscaldamento e raffreddamento) primariamente dalle reti nazionali di distribuzione dell'elettricità e del gas naturale. Queste matrici di fili e tubi che attraversano le campagne, i paesi e le città si sono evolute nel secolo scorso fino a diventare vere meraviglie dell'era industriale moderna, fornendo accesso praticamente universale ad energia efficiente, pulita, abbondante, utile ed economica, senza richiedere alcuno sforzo in più di toccare un interruttore. Queste reti energetiche che hanno posto fine alla fatica per l'approvvigionamento di carburante sono l'essenza di produttività, sicurezza e prosperità nel mondo moderno.

La modernità è il risultato dell'industrializzazione capitalista, dell'iniziativa imprenditoriale e delle relazioni sociali di libero mercato. Le sue caratteristiche sono ansiosamente desiderate dappertutto, ma i suoi metodi e mezzi sono altrettanto diffusamente fraintesi, non capiti, confusi, malignati e usati impropriamente.

Tra le reazioni mal concepite contro la modernità c'è la preoccupazione che l'appetito dell'uomo per l'energia sia cresciuto al punto da danneggiare l'ambiente e il clima in cui vive. Che questa preoccupazione abbia una giustificazione scientifica o meno, essa ha comunque prodotto conseguenze emotive diventate obiettivo di politiche pubbliche, che a loro volta hanno generato legislazione mirata alla conservazione delle risorse naturali, alla protezione ambientale e a prevenire cambiamenti climatici. L'implementazione di queste leggi ha portato ad un livello di regolamentazione industriale praticamente equivalente a de-industrializzazione, con predicibili conseguenze di arretramento. Tra le altre cose, queste politiche hanno più che raddoppiato il costo per ottenere elettricità dalla rete in meno di un decennio, durante il quale la rete ha inoltre cominciato a rifiutare episodicamente il servizio in circostanze aleatorie.

La parte più sostanziale di questa escalation dei costi dell'elettricità e dell'inaffidabilità della rete è attribuibile a un singolo obiettivo di queste politiche, cioè la prevenzione dei cambiamenti climatici. Il mandato per quell'obiettivo è il controllo rigoroso delle emissioni di "gas serra", perseguito a causa del timore che il continuo consumo di combustibile aumenti la quantità di anidride carbonica (CO2) nell'atmosfera, al punto tale per cui il sole sovra-riscalderebbe il pianeta causando un processo di aumento irreversibile della temperatura, con conseguenze catastrofiche per l'umanità.

Ma perché prendersela con la CO2? Le piante non ne hanno mai abbastanza. Dopo tutto, ci sono altri gas serra nell'atmosfera con maggior interazione solare e meno benefici ambientali da sacrificare rispetto alla CO2.

La risposta a questa domanda è un esempio dell'"effetto lampione":

Un poliziotto vede un ubriaco che sta cercando qualcosa sotto un lampione. Chiede all'ubriaco: "Cosa hai perso?" L'ubriaco risponde: "Ho perso le chiavi." Allora entrambi si mettono a cercare sotto il lampione. Dopo qualche minuto, il poliziotto chiede all'ubriaco se è sicuro di averle perse lì. L'ubriaco risponde: "No, le ho perse nel parco." Il poliziotto chiede: "Se è così, allora perché le cerchi qui?" L'ubriaco risponde: "Perché qui è dove c'è luce."

Teniamo a mente che le leggii funzionano solo sulla gente. La gente fa cose che mettono CO2 nell'aria. Gli altri gas nell'aria non sono così antropogenici come la CO2. Per compensare, i governi hanno escogitato degli studi che mostrano una storia plausibile sulla connessione tra l'attività industriale umana e la CO2 atmosferica. Questa storia è stata sufficiente a giustificare la legislazione.

Come capita con la maggioranza delle storie, anche questa comincia con qualche fatto. Sembra che alcuni scienziati atmosferici abbiano scoperto recentemente che la quantità di CO2 nell'atmosfera oggi sia quasi due volte quanto era all'inizio dell'era industriale, quando cominciò l'espansione dell'uso di combustibili fossili e delle emissioni umane di CO2 nell'atmosfera. Gli scienziati hanno trovato che la CO2 è aumentata da circa 250 parti per milione (ppm) intorno al 1800 a circa 400 ppm attualmente, un aumento di circa il 60% in poco più di duecento anni. Suonate l'allarme. [Nota (MM): anche se questo aumento non significa niente, pure se fosse vero, secondo me si tratta di un dato da prendere con molta cautela. Quando dei numeri hanno un così grande valore politico, la loro validità e la loro significatività sono fortemente dubbie.]

Ferma un attimo. I geologi e i meteorologi hanno determinato che, per quanto si sa per pura coincidenza, e senza nessuna connessione con gli esseri umani, la Terra stava uscendo da una Piccola era glaciale durante lo stesso periodo. E' quando la Terra comincia a tornare alla normalità di temperatura, al che i suoi grandi bacini carboniferi, gli oceani, cominciano a guadagnare calore e quindi a rilasciare un po' del loro vasto deposito di carbonio nell'atmosfera. L'equilibrio modificantesi tra gli oceani e l'atmosfera, in questo periodo della storia, spinge a chiedersi quanta della CO2 presunta dannosa nell'atmosfera può essere attribuita all'attività umana. Ahimè, solo il contributo umano è soggetto al controllo umano e questo contributo risulta essere minuscolo di fronte alla natura. Di conseguenza, l'accusa all'umanità per l'alterazione del clima diventa questionabile. Se è questionabile, non è materia adatta ad essere oggetto di legislazione. Ma le ruote del governo continuano a girare ignorando la controversia.

La storia del governo è arrivata al pubblico in vantaggio. Ha già preso piede l'effetto “Chicken Little”:

Una gallina chiamata "Chicken Little" crede che il cielo cada quando una ghianda cade sulla sua testa. La gallina decide di andare a dirlo al re e nel suo viaggio incontra altri animali che si uniscono alla petizione per evitare il disastro.

Una delle idee più ampiamente promosse di tutti i tempi asserisce che più CO2 generata dall'uomo nell'atmosfera significa un più marcato effetto serra e un clima irreversibilmente in via di riscaldamento. Questa idea è basata su alcune tacite assunzioni: 1) che l'effetto serra sia il principale fattore a determinare la temperatura della Terra; 2) che la potenza dell'effetto serra sia proporzionale alla quantità di CO2 nell'atmosfera; 3) che gli uomini siano responsabili per la presenza di gas dannosi (cioè, la CO2 è un inquinante e gli uomini sono inquinatori). E' inoltre assunto che il pubblico sia ignorante di fisica e accetti la storia come verità ipse dixit (cioè sulla base dell'autorità di chi la pronuncia).

Saliti sul carrozzone di un presunto consenso tra gli scienziati di tutto il mondo, e insensibili alle ovvie obiezioni sollevate dagli scettici, oppure inconsapevoli o incapaci di riconoscerle, molti sono convinti che questa storia sia vangelo, che quindi una mostruosa ondata di calore e enormi inondazioni siano imminenti, a meno che un'umanità promiscua non sia appropriatamente messa in riga. Non un tipico disastro naturale: questa crisi pubblica in gestazione è apocalittica e attribuibile alla ingordigia umana, un fallimento morale che naturalmente richiede che un governo paternalistico tenga a freno i comportamenti dannosi con regole sulle emissioni più diffuse e stringenti e modifiche mirate dello stile di vita.

Quindi l'umanità è sottoposta ad ancora un altro schema per la conquista politica. Questo schema è diverso da quelli previsti dal maestro il cui "Principe" è il termine generico per indicare governo politico? Cos'è il governo politico se non l'istituzionalizzazione della conquista?

“Di tutte le caratteristiche che definiscono il governo, la più essenziale e meno evitabile è l'origine del governo stesso: la conquista. La conquista è "l'azione ottenuta con la forza delle armi; acquisizione tramite guerra; assoggettamento di un paese ... tramite la sua sconfitta; bottino della vittoria." The Compact Oxford Dictionary, Clarendon Press, Oxford, 1971.
Theodore J. Lowi, Incomplete Conquest: Governing America, Second Edition, Dryden Press, Holt, Reinhart, Winston, New York, 1981, p. 7.

Ora sappiamo qual è il significato dei programmi di abbattimento delle emissioni di carbonio.