Una rivoluzione comunista?!  Qualche semplice riflessione di Robert Ringer su capitalismo e comunismo in vista del nuovo anno

Robert Ringer (LewRockwell.com, 28 dicembre 2018 - originale sul sito dell'autore)

Gli americani sono facile preda quando si tratta di farsi distrarre dal teatro politico a Washington.  È questa attrazione verso i non-problemi (ad esempio, il cosiddetto shutdown del governo) ad impedire loro di focalizzarsi su ciò che conta davvero.

Ovviamente, le idee della gente su cosa costituisca la libertà possono variare ampiamente, in base a se si osserva il mondo da destra o da sinistra.  Parlando per me stesso, io credo che la via più facile di definire la libertà sia chiamarla l'antitesi del comunismo.

Karl Marx e il suo servile benefattore, Friedrich Engels, credevano fermamente che la rivoluzione violenta fosse l'unico modo di porre in essere il comunismo puro, e che una tale rivoluzione fosse possibile solo dove esisteva il capitalismo.  La ragione per questo, credevano, era che il capitalismo era un ingrediente necessario per creare un ampia disparità finanziaria tra i lavoratori e la classe privilegiata.

È in un certo senso bizzarro che Marx e Engels perseguissero l'aumento della disparità di reddito tra le classi, poi la rettifica della disparità attraverso la rivoluzione violenta. Forse il loro pensiero era il risultato dell'essere consapevoli del fallimento colossale della Rivoluzione Francese, che non aveva portato alla libertà ma alla violenza di strada, a inimmaginabile carneficina umana, e infine alla dittatura di Napoleone.

Né Marx né Engels vissero sufficientemente a lungo da essere testimoni delle più notevoli rivoluzioni comuniste, quelle in Russia, Cina, Vietnam e Cuba, ed è interessante che nessuno di questi paesi potesse essere considerato un paese capitalista all'epoca della rivoluzione.  Non c'è dubbio, tuttavia, che Marx e Engels avrebbero considerato gli Stati Uniti dei tempi moderni come un perfetto crogiolo per sperimentare la loro contorta teoria di lotta di classe.

Oggi, solo sognatori utopisti ingenui credono alla favola comunista per la quale, sotto il comunismo, lo stato alla fine "si esaurirà" perché ci sarà talmente tanto di tutto per tutti che lo stato non sarà più necessario.

Tuttavia, credo davvero che Marx e Engels avessero qualche ragione quando si riferivano al socialismo come uno "stadio transitorio della società" tra capitalismo e comunismo. Dovrebbe essere spiegato alle masse, in modo che, quando Bernie Sanders o un esperto di economia (risatina) come Alexandria Ocasio-Cortez decantano le virtù del socialismo, le masse capiscano come realmente è una società socialista.

Qui negli Stati Uniti soffriamo da lungo tempo dell'illusione che il "socialismo stile europeo"  sia un compromesso gradevole, pacifico, per tutta la vita, tra capitalismo e comunismo. Gli elitisti sia di destra che si sinistra sono giunti a credere che la società occidentale sia statica, per cui fintanto che i paesi occidentali mantengono ben regolate le loro politiche di redistribuzione di ricchezza, i capitalisti continueranno a produrre abbastanza ricchezza da sostenere le masse parassite.

In questa loro ingenua visione del mondo, non prendono in considerazione un fattore cruciale noto come natura umana.  L'homo sapiens -- in particolare la sottospecie progressista -- è di natura una creatura avida.  Come risultato, avere roba gratis non fa diminuire il suo desiderio per la proprietà degli altri.  Al contrario il suo appetito per ricchezza senza lavorare è insaziabile.

Il risultato è che quando i produttori non riescono più a creare abbastanza ricchezza da soddisfare i voraci appetiti delle masse, quelli dal lato ricezione diventano sempre più arrabbiati.  Se, per esempio, un uomo passa l'intera sua vita a sentirsi dire che è suo diritto andare in pensione a cinquantotto anni e che è dovere di qualcun altro mantenerlo in pensione con il tenore di vita al quale si è abituato, egli è incapace di capire di dover lavorare fino a ... gasp! ... sessant'anni.

Con la crisi corrente di tetto del debito, senza nessun taglio previsto per Social Security, Medicare, o Medicaid, e la maggioranza dei politici non inclini a tagli di spesa seri in altri programmi di redistribuzione di ricchezza, non ci vuole un genio fiscale per capire dove tutto questo è diretto: rivoluzione.

La cosa peggiore del collasso dell'economia di una nazione è che prepara la scena per la rivolta a cui Marx e Engels così appassionatamente aspiravano -- e che quelli della Sinistra Radicale credono di poter ottenere in America. La ragione per cui gli Stati Uniti sono stati in grado di evitare rivoluzioni violente fino ad ora è che, persino attraverso le epoche dei presidenti e parlamenti più a sinistra degli ultimi cento anni, c'è sempre stata abbastanza resistenza da mantenere vivo il capitalismo.

Però le cose ora stanno cambiando molto velocemente. La resistenza dei giorni andati è in declino da decenni, come evidenziato dalle recenti elezioni in stati come Arizona, Nevada e  Colorado, in passato fortemente individualisti. Questi stati stanno diventando ogni giorno più progressisti, mentre la resistenza seria dalla destra ora proviene da meno del 50% della popolazione.

C'è dell'ironia nel fatto che Marx e Engels ritenessero necessario il capitalismo per creare maggiore disparità di ricchezza. L'ironia è che il capitalismo crea più ricchezza per coloro in fondo alla scala del reddito di qualunuqe altro sistema, quindi le disparità di reddito e ricchezza, pur fenomeni interessanti per elucubrazioni di teste d'uovo accademiche, sono praticamente irrilevanti. L'unica cosa rilevante è quando ogni individuo goda di benessere in termini assoluti -- non in confronto agli altri.

Senza capitalismo, la prosperità per le masse non può esistere.  Parimenti, senza libertà il capitalismo, per definizione, non può esistere, perché non è nulla più di una sottocategoria di libertà -- la libertà di scambiare i propri beni, servizi e lavoro con gli altri senza interferenza dal governo. In due semplici parole, Il capitalismo è la più pura forma di libertà.

Tutto ciò per dire che, mentre entriamo nel nuovo anno, tutti faremmo bene a non farci distrarre dal teatro politico in corso a Washington e a focalizzarci sul più importante tema del nostro tempo: la nostra perdita di libertà. Si tratta, effettivamente, del più importante tema di qualunque tempo.

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