di Carmen Elena Dorobăț (su Mises.org, 24 dicembre 2015)

Tutti i Natale degli ultimi venticinque anni, i rumeni hanno ricordato la rivoluzione del dicembre 1989 e il regime comunista a cui quella rivoluzione mise fine. Pochissimi pensano ancora con nostalgia a quei tempi; molti ricordano il regime per quello che veramente fu: un tempo di povertà, paura e privazione di libertà.

Agli inizi degli anni '80, Ceausescu aveva ormai consumato il capitale accumulato della Romania. La popolazione generica ne soffrì in massima parte, per esempio nel tentativo di pagare l'intero debito esterno della Romania - approssimativamente 13 miliardi di dollari - sopportando numerose privazioni, inclusi i razionamenti di acqua calda e elettricità. Una delle limitazioni più gravose fu forse il "programma scientifico dell'alimentazione", che fissava quantità massime di derrate alimentari che una persona poteva comprare in un mese. Questi acquisti potevano essere fatti solo con una tessera speciale, su cui le quantità erano controllate. La razione includeva le seguenti quantità mensili:

Pollo – 1 kg
Maiale o manzo – 500 g (se non disponibile sostituito da carne in scatola dall'URSS)
Salumi o paté di fegato  – 800 g
Formaggio – 500 g (ogni 3 mesi)
Burro – 100 g
Olio – 1 litro
Zucchero – 1 kg
Farina – 1 kg (ogni 3 mesi)
Uova – 8-12
Pane – 300 g/giorno

Il governo non mancava di fornire varie spiegazioni per queste limitazioni, che spaziavano dallo stato che voleva dare ai cittadini una dieta normale e bilanciata alla prevenzione dell'accaparramento di cibo da parte di "speculatori". La tessera annonaria non assicurava, tuttavia, che il cibo sarebbe stato effettivamente disponibile, e molti di questi prodotti non potevano essere acquistati a meno di non essere i primi della fila. Da questo nel tempo sorse il detto che una 'relazione' nel comunismo - quale un dipendente del magazzino che poteva assicurare di avere l'intera razione - valeva più di una grande proprietà immobiliare nel capitalismo.

Dopo il 1990, i rumeni non hanno più dovuto subire alcun compromesso istituzionale nel loro menu del giorno di Natale, o di qualsiasi altro giorno. Ma forse la cosa di cui sono stati più felici è poter celebrare il Natale senza la paura di essere denunciati ai servizi segreti dai loro vicini.

------------

Nota [MM]

Questo articolo è stato ripreso anche da Lew Rockwell e da Robert Wenzel. Un commento di un lettore sul sito di Wenzel è fulminante:

"Però non dovevano soffrire a causa dell'ineguaglianza!"

 

You have no rights to post comments