da Russia Today, rt.com, 2 febbraio 2014

“I politici occidentali che si dicono a sostegno della libertà di scelta in Ucraina, però dicendo che deve essere una scelta pro-Europa, hanno una strana interpretazione di libertà”, ha detto il ministro degli esteri russo Sergey Lavrov ad una conferenza sulla sicurezza a Monaco.

Lavrov rispondeva a numerose dichiarazioni, incluse quelle del presidente del Consiglio Europeo Hermann van Rompuy e del Segretario Generale NATO Rasmussen, rese appena qualche minuto prima alla conferenza stessa.

“Cosa c’entra l’incitazione alle proteste di strada, che stanno diventando sempre più violente, con la promozione di principi democratici?”, ha detto Lavrov.

Perché non sentiamo dichiarazioni di condanna verso chi occupa edifici governativi, attacca poliziotti con armi incendiarie e urla slogan razzisti e antisemiti? Perché politici europei di grande esperienza incoraggiano de facto queste azioni, mentre nei loro paesi agiscono rapidamente e severamente per fermare ogni violazione della legge?”

Lavorv ha difeso il diritto del governo ucraino a fermare la violenza, citando un trattato internazionale del 1966 sui diritti politici fondamentali, adottato da quasi tutti i paesi membri dell’ONU.

“Nel trattato ‘The International Covenant on Civil and Political Rights’ è scritto che la libertà di espressione non può essere illegale ed è un diritto fondamentale. Ma sommosse e azioni violente danno motivo per limitare queste libertà”, ha detto, “Uno stato deve essere forte, se vuole rimanere democratico.”

L’Ucraina è immersa in una profonda crisi politica dal novembre 2013, quando il governo del presidente Viktor Yanukovich ha deciso di non sottoscrivere un trattato di libero mercato con l’UE, facendo sorgere proteste di massa a favore dell’integrazione con l’UE. Le dimostrazioni sono rimaste per lo più pacifiche fino a gennaio, quando il parlamento ucraino ha adottato diversi decreti che danno al governo maggiori poteri di limitare le dimostrazioni di massa.

Gli attivisti di opposizione radicali hanno reagito con attacchi violenti alla polizia anti-sommossa. Sono seguiti diversi giorni di scontri, durante i quali sono stati feriti centinaia di poliziotti. Le autorità ucraine da allora hanno fatto una serie di concessioni all’opposizione, inclusa la revoca delle controverse leggi sulle proteste, ma il cessate il fuoco è rimasto quanto meno traballante.

Molti politici occidentali hanno apertamente sostenuto le proteste anti-governative e hanno criticato il governo ucraino per come ha gestito la situazione. L’esempio più recente viene dal Segretario di Stato americano John Kerry, anch’egli presente alla conferenza di Monaco.

Il popolo ucraino “sta lottando per il diritto di associazione con partner che lo aiuteranno a realizzare le sue aspirazioni – e ha deciso che questo significa che il loro futuro non deve essere legato ad un paese soltanto e certamente non deve essere forzato”, ha detto Kerry.

Tuttavia, mentre condannano la brutalità della polizia e presunti rapimenti, torture e uccisioni di attivisti dell’opposizione, i sostenitori stranieri dell’opposizione quasi non citano neppure la violenza e i sospetti crimini commessi dall’opposizione radicale.

Una delle accuse sulla presunta pressione della Russia sull’Ucraina riguarda la decisione russa di offrire a Kiev un finanziamento di 15 miliardi di dollari e un prezzo ridotto per il gas. I critici dicono che Mosca “ha comprato” la mancata alleanza dell’Ucraina con l’Europa, ma la Russia insiste che sta semplicemente aiutando un popolo amico in un periodo di necessità, non il governo ucraino.

Questa settimana il presidente russo Vladimir Putin ha detto che la Russia fornirà il finanziamento qualunque sia il governo a Kiev, sia se formato dal partito del presidente Yanukovich sia dall’opposizione. Ma la Russia vuole vedere un governo funzionante a seguito delle dimissioni del primo ministro Nikolav Azarov, prima di trasferire la prossima tranche.