di Daniel McAdams (da Ron Paul Institute, 16 settembre 2014)

Solo poco più di dieci giorni fa, quando le forze separatiste in Ucraina orientale stavano compiendo significativi avanzamenti sul campo di battaglia, è stato firmato un accordo di cessate il fuoco a Minsk, in Bielorussia. Secondo i termini di questa tregua, i combattenti separatisti dovrebbero posare le armi, cessare la loro offensiva mirata a riguadagnare i territori persi nella regione di Donetsk e Lugansk, e sciogliersi.

Come contropartita, il governo di Kiev (appoggiato dagli USA) dovrebbe garantire l'amnistia per i combattenti separatisti, impegnarsi per lo sviluppo economico nell'est e impegnarsi ad inserire la decentralizzazione nella legge, per garantire autonomia all'est.

La cosa più importante è che il cessate il fuoco doveva far cessare i bombardamenti di granate da parte dell'esercito ucraino su centri popolosi dell'est e far cessare l'uccisione di militari da entrambe le parti.

Ora salta fuori che si trattava di un trucco grottesco: Kiev ha ricevuto garanzie, al summit NATO del 5 settembre in Galles, che stati membri della NATO forniranno equipaggiamento militare per annientare le forze separatiste nell'est, dopo che il cessate il fuoco abbia dato il tempo di riorganizzarsi all'esercito ucraino, pesantemente sconfitto e largamente composto da reclute obbligate alla leva.

Questo gigantesco inganno è venuto a galla ieri, quando Valery Heletey, ministro della difesa del regime di Kiev, ha detto compiaciuto che, come Reuters ha riportato:

paesi NATO stavano consegnando armi al suo paese come equipaggiamento per combattere i separatisti filorussi e "fermare" il presidente russo Vladimir Putin.

Possiamo già osservare il risultato di questa tattica di adescamento, in quanto ieri si è assistito a una drammatica ripresa dei lanci di granate da parte del governo sui civili di Donetsk, che è sotto il controllo del movimento per l'indipendenza.

La tregua ha dato alle forze filo-USA di Kiev il tempo di riorganizzarsi e assorbire le armi NATO sotto la pretesa di fermare la violenza, con l'intento di massacrare e non di negoziare con le forze separatiste. Non che sia una grossa sorpresa, dal momento che il colpo di stato stesso in febbraio, con la cooperazione degli Stati Uniti, è avvenuto non appena è stato siglato un accordo di compromesso per la condivisione del potere tra il presidente eletto, Yanukovich, e i ribelli di Maidan.

Rimane un grande mistero il perché le forze separatiste abbiano stretto un accordo con un regime di Kiev (salito al potere come risultato di un colpo di stato sponsorizzato da USA e EU) le cui dimostrazioni di affidabilità e correttezza finora lasciano decisamente a desiderare.

Un mistero ancora più grande, forse, è perché la Russia, accusata di "invadere" l'Ucraina non appena il summit NATO è iniziato, abbia acconsentito alla decapitazione di un movimento indipendentista filo-Mosca, in una regione così vicina, quando questo movimento stava consolidando le sue vittorie.

Comunque sia, il bagno di sangue nell'est dell'Ucraina sta per ricominciare. Il regime filo-USA a Kiev, con l'inganno, sta per reclamare una vittoria sporca di sangue dalle fauci della sconfitta.

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Nota [MM]
Spero (e credo) che Daniel McAdams in questo caso stia sbagliando la sua previsione. In effetti i separatisti non si fidano per nulla del governo di Kiev, il quale, apparentemente, sta approvando le leggi per l'amnistia e per l'autonomia delle regioni ad est. Però i combattimenti sono in qualche misura ripresi, e probabilmente il governo ucraino sta cercando un pretesto.
I russi hanno fatto di tutto per far capire ad un'anestetizzata opinione pubblica occidentale che non sono loro a volere la guerra. Stanno aspettando, secondo me, che il governo di Kiev si distrugga da solo, come potrebbe benissimo essere.

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