di Jon Rappoport (nomorefakenews.com, 24 dicembre 2015)

Siamo molto più sensibili oggi. Non viviamo tanto le nostre vite quanto le organizziamo. B segue A. D segue C. Prendiamo i nostri farmaci e i nostri vaccini perché i medici ci dicono così.

Ci preoccupiamo di essere prudenti, perché gli incidenti possono capitare.

Molte volte non diciamo quello che abbiamo in mente, perché gli altri potrebbero dirlo a qualcuno, e chi lo sa? Potremmo avere dei guai.

Ma una volta, quando eravamo giovani, eravamo liberi. Non facevamo vaccini, e quando ci ammalavamo guarivamo. Eravamo più forti di quanto siano i ragazzini oggi. Non chiedevamo molta protezione e non ce ne veniva data molta, e siamo sopravvissuti.

Non si parlava delle necessità di gruppo. Quando andavamo a scuola, non ci raccontavano in quali modi avremmo potuto aiutare gli altri. Quello lo imparavamo a casa. Non ci parlavano del Pianeta. Invece, imparavamo a farci gli affari nostri, e non era considerato un crimine.

Quando giocavamo, gli adulti non ci stavano intorno e non ci davano direttive per ogni cosa facessimo. Trovavamo i posti per giocare da soli, e ci arrangiavamo benissimo. C'erano vincitori e perdenti. Non c'erano trofei di plastica. Giocavamo una partita, poi un'altra. Perdevamo, vincevamo. Competevamo. Perdere non era una tragedia.

Non c'erano "sindromi" dell'infanzia come l'ADHD o il disturbo bipolare, e certamente non prendevamo psicofarmaci. L'idea che un bambino andasse dallo psichiatra sarebbe stata assurda.

La gente era chi era. Le persone avevano vite. Avevano personalità. Avevano eccentricità, e si conviveva con questo.

C'era molto meno sussurrare e spettegolare. C'erano meno cliché. I ragazzini non mettevano in mostra quello che possedevano come segno della loro identità. Un ragazzino che lo facesse veniva ignorato, persino evitato.

I ragazzini non si comportavano mai come piccoli adulti. Non si vestivano come adulti. Non desideravano essere finti adulti.

I nostri genitori non ci consultavano su quello che volevamo. Non facevamo parte del processo di decisione. Non c'era bisogno di noi per quello.

Non eravamo "extra-speciali". Non eravamo delicati.

Nessuno ci chiedeva dei nostri sentimenti. Se lo avessero fatto, ne saremmo stati confusi. Sentimenti? Di cosa si tratta? Eravamo vivi. Questo sapevamo. Non avevavamo bisogno di nient'altro.

Capivamo chi era bugiardo lontano un miglio. Potevamo riconoscere chi era fasullo da una parte all'altra della città. Sapevamo chi erano gli adulti veramente pazzi, e ne stavamo alla larga.

Non avevamo bisogno di gadget e macchine per essere felici. Ci bastava un posto dove giocare. Se uno voleva un angolo per stare da solo, lo trovava e leggeva un libro.

Non c'era alcun obbligo di "condividere".

La scuola non era una sorta di laboratorio sociale o di servizio di baby-sitter. Eravamo lì per imparare, e se ci si impegnava si imparava. Gli insegnanti sapevano come insegnare. I libri di testo erano adeguati. Che fossero vecchi o nuovi non importava.

Ai ragazzini non veniva insegnato come essere piccole vittime.

Il sesso era una faccenda privata. Si imparava di quello a casa o per nulla. Certamente non si imparava a scuola. Sarebbe stato ridicolo.

Alcuni di noi ricordano quando erano giovani, e hanno ancora quella Stella Polare. Continuiamo a non prendere medicine e vaccini. Continuiamo a non prendere ogni parola del medico come se venisse da Dio. Sappiamo ancora che perdere non è un crimine né un'occasione per scenate tragiche.

Sappiamo ancora come stare da soli. Pensiamo ancora che i pettegolezzi e i cliché siano per i deficienti. Ancora vogliamo vivere, e lo facciamo.

Odiamo l'intrusione nella nostra libertà, diciamo quello che pensiamo e mettiamo limiti. Ancora ci piace vincere e competere. Ancora ci piace riuscire da soli.

Riusciamo a identificare i messia auto-proclamati a cento metri di distanza.

Da bambini, abbiamo vissuto nella nostra immaginazione, e non abbiamo dimenticato come si fa. E' parte di chi e cosa siamo.

Non siamo annoiati ogni dodici secondi. Possiamo trovare cose da fare.

Non abbiamo bisogno di rassicurazioni quotidiane. Non abbiamo bisogno di gente che ci tenga d'occhio. Non abbiamo bisogno di lamentarci e protestare per avere attenzione. Non abbiamo bisogno di perenni quantità di "supporto".

Non abbiamo bisogno di politici che ci mentono costantemente, che pretendono che siamo stupidi. Non abbiamo bisogno di ideologia ficcata in gola. La nostra ideologia è la libertà. Sappiamo cos'è e che sensazione dà, e sappiamo che nessuno ce la può dare. E' nostra dall'inizio. La possiamo buttare via, ma allora siamo stati noi.

Se si presentano due candidati alle elezioni, e non ci piace nessuno dei due, non votiamo. Non abbiamo bisogno di pensarci molto. E' ovvio. Due idioti, due criminali? Lascia stare. Passa oltre.

Non aduliamo, non interferiamo nelle vite degli altri. Non pensiamo che "i bambini sono il futuro".  Ogni generazione è la nuova generazione. E' sempre stato così. Non abbiamo bisogno di qualche dottrina speciale per dare spinta ai bambini. Ricordiamo cos'è essere bambini. E' sufficiente.

Quando eravamo ragazzi, non c'era un esagerato senso di lealtà a qualche gruppo. Eravamo indipendenti. Oggi, vediamo quello che si può ottenere nel nome di obbligo, coesione e lealtà di gruppo: delitti, guerre imperiali, distruzione dei diritti naturali.

Non c'era bisogno di un villaggio per crescere un bambino quando eravamo giovani, e non ce n'è bisogno neanche oggi. E' tutta propaganda. Asseconda la gente che ha paura di essere quello che è, asseconda chi ha paura di essere risoluto per se stesso.

Non crediamo che sia nostro dovere curare ogni male del mondo. Ma è più di così. Riusciamo a vedere cos'è che questo tipo di indottrinamento crea. Crea la percezione di un numero infinito di vittime indifese. Una volta che quest'idea è fermamente radicata, magicamente appare l'interminabile parata di vittime, prontamente allestita. Quando qualche bisogno è stato soddisfatto, non è mai abbastanza, perciò nascono altri bisogni. La più infima categoria di trafficoni vende questi bisogni da qui al cielo e oltre. Non fanno alcuna distinzione tra chi realmente può trarre beneficio dall'aiuto e quelli che stanno solo facendo apposta.

Non siamo cresciuti in quel modo. Non ci facciamo abbindolare oggi.

Quando eravamo ragazzi, il numero di amici che avevamo non importava. Non tenevamo il conto. Nessuno teneva il conto. Sarebbe stato considerato immediatamente una forma di pazzia.

Da ragazzi, non ammiravamo qualcuno semplicemente perché altra gente lo ammirava. Era uno standard sconosciuto.

Eravamo vivi e ci bastava. Eravamo liberi e ci bastava.

E' ancora così.

Quando eravamo giovani, avevamo sogni incredibili. Immaginavamo i sogni e immaginavamo di realizzarli. Alcuni di noi ancora lo fanno. Alcuni di noi ancora agiscono in quella direzione. Non abbiamo rinunciato al sogno solo perché il mondo è pazzo.

Il mondo ha bisogno di imparare quello che noi sappiamo. Noi non abbiamo bisogno di imparare quello che il mondo è stato indottrinato a credere.

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