di David Stockman (da The Ron Paul Institute, 8 agosto 2014)

Chalmers Johnson, che fu un grande critico dell'impero americano, divulgò il saliente concetto di "blowback", ovvero la nozione per la quale se si bombarda, si attacca con i droni, si invade, si profana e si massacra un popolo e le sue terre - che si tratti di effetti collaterali o meno - allora questa gente potrebbe trovare i modi di ricambiare la cortesia.

Però persino Johnson non avrebbe potuto immaginare il tipo di blowback che ora sta arrivando ferocemente sulla strada di Washington. Cioè, la bolgia infernale scatenata in gran parte dell'Iraq grazie a carri armati, veicoli corazzati, artiglieria pesante, batterie contraeree e altri sofisticati armamenti americani caduti nelle mani proprio di quei jihadisti radicali che costituivano l'obiettivo ostentato dell'intera "guerra al terrorismo" di Washington, costata varie migliaia di miliardi di dollari.

Non ci sono dubbi. I terroristi dell'ISIS stanno vincendo contro lo sventurato esercito iracheno, e persino contro i formidabili guerrieri curdi Peshmerga, usando alcune delle armi più letali escogitate dal complesso militare-industriale degli Stati Uniti.

E' vero, si presumeva che ciò non accadesse. Durante i sanguinosi anni che seguirono la dichiarazione di "missione compiuta" da parte di George W. Bush, gli iracheni sono stati ostentatamente forniti di armi e addestramento per poter essere in grado di provvedere alla loro stessa difesa. L'"occupazione" americana, quindi, in realtà non era tale. Era invece un esercizio in "costruzione di una nazione", che avrebbe lasciato in eredità al popolo "liberato" da Washington una democrazia auto-funzionante, equipaggiata dei mezzi per assicurare l'ordine interno e la sicurezza esterna. I politici di Washington, incluso il presidente Obama, hanno tenuto lunghi discorsi a questo proposito. Li potete cercare e ascoltare!

Tranne che ... tranne che ... l'Iraq non è mai stato una nazione. Almeno, gli Ottomani sapevano che non si possono mettere insieme sciiti, sunniti e curdi nello stesso parlamento o nella stessa forza di polizia, e soprattutto certamente non nello stesso esercito!

Per contrasto, furono gli uffici per gli affari esteri di Inghilterra e Francia a disegnare nel 1916 i confini dell'accordo Sykes-Picot e a creare l'illusione storica che una nazione chiamata Iraq effettivamente esistesse. Poi furono i loro successori nell'occidente ad installare una serie di dittatori corrotti e brutali, inclusi re, generali e Saddam Hussein stesso, che mantennero la parvenza, sempre incerta e spesso inzuppata di sangue, di autorità di governo all'interno di questi confini artificiali.

Ed ecco arrivare i neo-con, i quali, per nessuna percepibile ragione di sicurezza nazionale, non potevano lasciare le cose in pace. Per Dio, essi avrebbero cambiato il regime, assicurando un fornitore stabile di sei milioni di barili di petrolio al giorno e un leale alleato armato fino ai denti proprio alle porte dell'Asse del Male, cioè la teocrazia iraniana sciita, la quale è religiosamente affine al singolo maggior gruppo della popolazione irachena.

Quello che questi idioti fecero fu aprire la porta dell'inferno. Il risultato finale della campagna ventennale di Washington per liberare l'Iraq, cominciata con la prima guerra del golfo, seguita dalle devastanti sanzioni commerciali degli anni '90, dalle brutali distruzioni della campagna "shock and awe" di Bush II e da tutto il caos militare che ne seguì, è stato di aggravare, ampliare e mobilitare tutti i latenti conflitti etnici e religiosi rimasti imbottigliati per decenni all'interno dell'illusione Sykes-Picot.

Ora le Furie sono arrivate. Ironicamente, il sanguinario ISIS è costituito da combattenti inizialmente abilitati dalla manovra malconcepita dell'era Bush nota come "the surge", poi armati e addestrati dalla CIA per la campagna contro Assad; e ora impugnano le migliori armi che un raffazzonato gruppo jihadista abbia mai avuto.

Tuttavia, il presidente americano della "pace" sta mandando i bombardieri di nuovo perché c'è una "crisi umanitaria" che riguarda una setta religiosa di cui nessun americano ha mai sentito parlare, bloccata in cima ad una montagna che non ha nulla a che fare con la sicurezza ad esempio dei cittadini di Lincoln in Nebraska o Spokane nello stato di Washington.

La macchina da guerra americana non ha forse ridotto l'intera Mesopotamia e l'intero Levante ad una crisi umanitaria - di cui questa è solo una minuscola manifestazione? Non è forse ora almeno di smettere di alimentare il blowback?

Pubblicato su The Ron Paul Institute con autorizzazione dal David Stockman's Corner.
(tradotto da Maria Missiroli senza esplicita autorizzazione, spero che nessuno se ne abbia a male!)