di Eric Margolis (da The Ron Paul Institute, 22 marzo 2014)

Mentre la Siria sta morendo, i media dell'occidente gridano "dobbiamo salvare i bambini siriani". E davvero, dei nove milioni di rifugiati dalla Siria, interni ed esterni, circa 450.000 sono bambini.

Tutte le guerre civili sono crudeli e sanguinose, ma il conflitto in Siria ha raggiunto nuovi estremi di violenza e sofferenza di massa tra i civili, man mano che gli Stati Uniti e l'Arabia Saudita continuano ad usare questo paese bellissimo e ricco di risorse come campo di battaglia surrogato contro l'Iran.

Ho coperto ampiamente la guerra civile degli anni 1957-1990 in Libano; i ricordi spaventosi di quella guerra mi fanno ancora rabbrividire. Delle 14 guerre di cui ho raccontato come reporter, il Libano è al primo posto per barbarie e sadismo. Un mio amico, proprietario di negozi di articoli da donna, divenne una sorta di Rambo paramilitare e passò da venditore di profumi a tagliatore e collezionatore di orecchie di musulmani.

Una simile follia è calata sulla Siria, dove i numerosi gruppi etnici e religiosi si azzannano alla gola l'uno con l'altro. I 630.000 rifugiati palestinesi in Siria hanno sofferto spaventosamente, presi in mezzo tra le parti in guerra.

Ma mentre compiangiamo la condizione dei rifugiati in Siria, ricordiamoci che questa guerra brutale è cominciata per volontà delle potenze occidentali e dei sauditi, dagli stessi è finanziata, e potrebbe essere fermata in qualunque momento se solo Washington e Riad dessero l'ordine.

Nel 2011 sono scoppiati scontri dopo le dimostrazioni di protesta contro il governo del presidente Bashar al-Assad. Molti siriani erano esasperati dalla brutale dittatura dinastica degli Assad, al potere da 40 anni, e dal dominio della minoranza alawita di Assad.

L'intelligence occidentale ha usato le sue tecniche in Georgia, Ucraina, Iran, Libia, Turchia (senza successo) e Egitto per incanalare la rabbia pubblica verso dimostrazioni di piazza. La tipica reazione di dura repressione da parte del governo di Assad ha trasformato un problema locale in guerra civile dilagante.

La maggior parte delle rivolte contro Damasco sono cominciate lungo i confini con il Libano e la Giordania, da dove l'intelligence americana, britannica, francese e saudita organizzavano, formavano e finanziavano gruppi anti-Assad. L'intelligence turca, MIT, ha contribuito ad alimentare le rivolte nel nord.

Chi scrive crede fermamente che forze speciali occidentali segretamente abbiano appoggiato gruppi anti-governativi e li abbiano armati con le più recenti armi anticarro - esattamente come avvenne per il rovesciamento del leader libico Gheddafi, organizzato dall'occidente.

La Francia da lungo tempo aspira a ristabilire una sorta di protettorato del Levante a guida francese su Libano e Siria. Curiosamente, in Francia i socialisti hanno persino una mentalità più imperiale dei conservatori. L'intelligence francese - in precedenza SDECE, oggi DGSE - gioca un ruolo chiave nel supporto alle fazioni libanesi anti-Siria e anti-Hezbollah.

E' interessante che persino la Russia non abbia completamente rinunciato alle sue aspirazioni, risalenti al diciannovesimo secolo, ad essere il difensore dei cristiani del Levante. Mosca rimane il più importante alleato della Siria.

Oggi, la Siria è in rovina. Va ad aggiungersi all'Afghanistan e all'Iraq, i quali hanno anch'essi sfidato la volontà degli Stati Uniti e ne hanno pagato il prezzo. Dopo tre anni di guerra, il governo di Assad sembra stia lentamente vincendo il conflitto, aiutato da Iran, Russia e, in grado modesto, da Hezbollah.

Mentre Damasco riacquista slancio militare, le fazioni dei ribelli appoggiate dall'occidente sono lacerate da confusione e rivalità. Non riescono a produrre una leadership rappresentativa. Nel frattempo, gli islamisti sempre più radicali - forse 100.000 - si sono sostituiti a loro in gran parte dei combattimenti. Questi pazzoidi sono una mina vagante che spaventa i loro sponsor occidentali persino più di Damasco. Nessuno è in grado di controllare la loro organizzazione.

Ironicamente, questi jihadisti dovrebbero essere nemici dell'occidente, mentre il regime secolare di Assad dovrebbe essere un alleato. L'odio verso l'Iran fa strane cose.

Gli Stati Uniti hanno mostrato la loro frustrazione verso la guerra a cui hanno dato il via, ma non possono vincere, con il recente atto di rottura delle relazioni diplomatiche con la Siria, un atto di basso livello intellettivo, totalmente controproducente, spesso indice dell'imminenza di guerra.

Ancora più allarmante è il lancio di un attacco alla Siria da parte di Israele la settimana scorsa, dopo che una pattuglia verosimilmente ha colpito una vecchia mina. Israele e i suoi sostenitori americani sono determinati a schiacciare il regime di Assad quale primo passo per sopraffare l'Iran.

Dato il fallimento della pratica anti-Assad "affitta-un-jihadista", Israele potrebbe intervenire a breve per distruggere la forza aerea e gli schieramenti corazzati di Assad. Israele si sta preparando per un attacco massicio contro Hezbollah in Libano in un ulteriore tentativo di sradicare il movimento di resistenza sciita.

Gli Stati Uniti sono quasi entrati apertamente nella guerra siriana lo scorso autunno, fintanto che l'abile diplomazia russa non ha tirato via il tappeto da sotto i piedi di Washington. Ma tuttora ci sono fazioni potenti negli USA che sollecitano attacchi aerei e navali contro la Siria.

L'Ucraina e la Crimea hanno temporaneamente distratto gli Stati Uniti. La cauta amministrazione Obama cerca di evitare i conflitti, ma i neocon pro-Israele e i falchi repubblicani stanno spingendo forte per la guerra - e le elezioni di metà mandato saranno questo autunno.