di Daniel McAdams (da The Ron Paul Institute, 12 giugno 2014)

Mentre il gruppo radicale Stato Islamico in Iraq e Siria (ISIS) continua la sua marcia attraverso l'esercito iracheno, addestrato dagli USA, come un coltello nel burro sotto il sole di Bagdad, il governo appoggiato dagli USA del primo ministro Maliki guarda il proprio collasso dritto negli occhi.

Che fare? Chiedere a Washington la terza Guerra del Golfo! Esattamente questo ha fatto Bagdad, chiedendo attacchi aerei americani sul territorio iracheno per combattere l'ISIS. Obama, da parte sua, ha detto chiaramente che "tutte le opzioni sono sul tavolo".

Da nessuna parte, nella memoria recente, l'assurdità e la contro-produttività dell'interventismo sono state così evidenti come in questi recenti, drammatici sviluppi in Iraq. L' ISIS che sta assediando l'Iraq è lo stesso ISIS la cui base in Siria è stata notevolmente rinforzata dagli invii di armi dagli USA ai ribelli siriani. In altre parole, l'ISIS ha usato il supporto di Washington in Siria per attaccare l'Iraq appoggiato da Washington.

Come fa notare Tyler Durden su Zero Hedge:

E così gli Stati Uniti stanno per scatenare l'inferno contro gli stessi estremisti di al-Qaeda che stavano armando di là dal confine, in Siria? Segnate un altro punto per la politica estera americana. Nel frattempo, la singola persona a beneficiare di più dall'aumento del prezzo del greggio, che sarebbe Putin per chi ancora non lo ha capito, sta ridendo per tutto il tragitto fino alla banca.

I contribuenti americani sono stati rapinati di 20.2 miliardi di dollari, come minimo, per addestrare l'esercito iracheno, ma come sappiamo tutti la maggior parte di quel denaro è stata rubata e sperperata. Quelli che hanno creduto alle bugie dei leader politici e militari degli Stati Uniti che ci assicuravano di buoni progressi in Iraq, quelli che hanno creduto al mito dell'"ondata", forse ora potrebbero fermarsi per un momento di riflessione.

L'eroe dei neocon Generale David Petraeus ci promise, nel suo famoso rapporto del 2007, che "gli obiettivi militari dell''ondata' stanno, in larga misura, per essere raggiunti." Questo avveniva sette anni fa, quindi ci saremmo potuti aspettare che ora l'Iraq fosse stabile e prospero.

Fred Kagan, l'acclamato "architetto dell'ondata", guru di Petraeus, e ospite regolare di un ossequioso Comitato di Relazioni Internazionali del Congresso, soffrirà anche solo un po' nella sua carriera per aver sbagliato in modo così fondamentale sull'Iraq? Non scommetteteci. Lui e la moglie, guerrafondaia a capo dell'Istituto per gli Studi di Guerra, semplicemente faranno una giravolta e chiederanno ancora più intervento americano per affrontare il disastro creato dall'intervento iniziale, per il quale si erano dati tanto da fare.

Gli interventisti non sbagliano mai, non importa quanto si sbagliano. Gli Stati Uniti, indipendentemente da chi è presidente, continuano a perseguire la stessa, fallimentare politica estera, ma aspettandosi risultati diversi. C'è un famoso detto al riguardo... [N.d.T.: l'autore si riferisce alla frase attribuita a Einstein: "Follia: continuare a ripetere la stessa cosa, ancora e di nuovo ancora, e aspettarsi risultati diversi."]

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In un altro articolo il giorno successivo, Daniel MCAdams fa notare (e come lui altri, ad esempio RussiaToday) il paradosso della situazione:

Si dice che il governo dell'Iran - anch'esso dalla parte di Maliki - abbia dislocato la Guardia Rivoluzionaria in Iraq per aiutare le forze irachene.

E' ironico che gli Stati Uniti possano effettivamente combattere a fianco delle forze iraniane contro lo stesso ISIS che sostengono in Siria per rovesciare Assad.

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Molto istruttivo per capire cosa succede in Medio Oriente questo articolo di Eric Margolis sullo stesso argomento (da LewRockwell).

Naturalmente la situazione dà adito a molte teorie complottiste, ma quello che dice Alex Jones non è esattamente una sorpresa (al-Qaeda sarebbe guidata dai servizi segreti americani).