Lew Rockwell racconta la coerenza di Rothbard: la sua posizione "anti-state anti-war pro-market" e la sua filosofia tradizionalista non variarono con le mode politiche

Lew Rockwell (LewRockwell.com, 19 dicembre 2018)

Se si vuole capire Murray Rothbard, c'è un principio da tenere a mente. Tenendo presente questo principio, si possiede la chiave per afferrarne il pensiero. E si dovrebbe voler capire Murray Rothbard, perché è stato il più grande difensore della libertà nel ventesimo secolo in America.

Il principio in questione è questo: Murray Rothbard ebbe, e mantenne per tutta la sua lunga carriera, una visione coerente di come potesse essere una buona società. Egli descrisse questa visione in un grande numero di libri e articoli, inclusi Man, Economy, and State, Power and Market, The Ethics of Liberty e Egalitarianism as a Revolt Against Nature. Quella visione fu sempre la stessa.

Alcuni, persino tra coloro che conoscevano e ammiravano Murray, non riescono a rendersene conto perché lo osservano attraverso lenti politiche. Essi mettono in evidenza le variazioni nelle sue alleanze politiche, vedendolo spostarsi dalla Vecchia Destra alla Sinistra e infine al paleolibertarismo. Essi non colgono il punto essenziale.

Naturalmente, Murray voleva mettere in pratica la sua visione. Tuttavia per lui era la visione ad essere primaria. Concentrandosi sulle tattiche politiche di Murray, si rischia di perdere di vista il vero Murray.

Qual era questa visione? Come sanno tutti, Murray credeva nel completo libero mercato. Lo Stato, che Nietzsche chiamò "il più freddo di tutti i mostri a sangue freddo", era il nemico.

Affinché una società si mantenga libera, la gente dovrebbe tenersi stretti e difendere certi valori. Murray era un tradizionalista, credeva nella legge naturale e nella famiglia. Deplorava gli assalti alla tradizione, ad esempio il moderno movimento femminista. Riguardo alle questioni culturali, Murray partì a Destra, e lì rimase sempre.

Alcuni esempi di quello che diceva: "Nel nostro secolo, siamo stati inondati da un torrente di malignità, in forma di collettivismo, socialismo , egalitarismo e nichilismo. Per me è sempre stato chiaro in modo cristallino che abbiamo un impellente obbligo morale - per il bene di noi stessi, dei nostri cari, dei nostri posteri, amici, vicini -  di combattere contro questa malignità."

Per farlo, dobbiamo rimanere agganciati alla saggezza della filosofia immutabile: "A differenza di altre scienze specifiche o della storia, non ci può essere grande innovazione reale in filosofia da un decennio, o anche un secolo, al successivo. La filosofia tratta di problemi eterni attraverso l'analisi razionale. Inoltre, la filosofia genuina è solo buon senso rifinito, buon senso che non è più abbondante oggi di quanto fosse nell'antica Grecia. Quindi non c'è molto di nuovo che i filosofi possono legittimamente dire."

Non vedeva nulla di buono nel femminismo moderno: "Alla radice del movimento per la liberazione femminile c'è il risentimento contro l'esistenza stessa delle donne come entità distinta."

Murray vedeva le elite di sinistra come nemici dei valori che sosteneva. Diceva che "viviamo in un paese statalista e in un mondo statalista dominato da una elite che consiste in una coalizione di Big Government, Big Business e vari gruppi di interesse influenti. Più specificamente, la vecchia America di libertà individuale, proprietà privata e governo limitato è stata rimpiazzata da una coalizione di politici e burocrati alleati con, e persino dominati da, potenti elite finanziarie vecchie e nuove."  Come era solito sintetizzare: "Il vero pericolo viene dalle elite, non dalle masse."

Negli anni '60, divenne evidente a Murray che l'agente della CIA Bill Buckley aveva buttato da parte la Old Right non interventista. "Conservatori" di quel periodo, come l'ex-comunista Frank Meyer e l'ex-trotskysta James Burnham, volevano una guerra preventiva per annichilire l'Unione Sovietica.

Per Murray, la battaglia contro la guerra fu sempre l'obiettivo politico primario. "La guerra è salutare per lo stato", come recita la famosa frase di Randolph Bourne, e la battaglia contro lo Stato è una battaglia contro la guerra. La Sinistra durante gli anni '60 e '70 si opponeva alla Guerra del Vietnam e in generale alla Guerra Fredda. Per questo motivo, Rothbard formò una temporanea alleanza politica con la sinistra.

Si deve sempre tenere a mente un fatto riguardo a questa alleanza: era strettamente confinata alla politica estera. Murray non cambiò mai idea sui valori sociali conservatori né, ovviamente, sul libero mercato.

Quando Murray vide come i valori di sinistra si fossero diffusi e dominassero gran parte del Partito Libertario, contribuì a far partire la famosa “Paleoalliance”. Unì le forze con i tradizionalisti anch'essi opposti alla guerra. Facendo questo, rimase coerente alla sua visione di sempre, rispetto alla quale non oscillò mai.

Per sapere come sarebbe in pratica la visione di Rothbard applicata all'America contemporanea, basta guardare a Ron Paul. La carriera del dr. Paul al Congresso, segnata dalla sua opposizione alla guerra e alla Fed, è il miglior esempio dei valori di libero mercato anti-elitisti sostenuti da Murray.

Coloro troppo focalizzati sui "zigzag della politica" non riescono a vedere quanto c'è di più reale e più vitale nell'opera di Murray Rothbard.

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Nota -- MM
In questo contesto si inserisce anche il tema raccontato in Il vero peccato di Rothbard. Sembra paradossale, ma la coerenza d Rothbard contro l'aggressività militare ancora oggi lo rende oggetto di critiche pretestuose.

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