di Ludwig von Mises
[mises.org, 10 febbraio 2016 - Questo brano è tratto da
Socialism: An Economic and Sociological Analysis - edizione in inglese del 1951, originale in lingua tedesca del 1922]

E' un errore pensare che la mancanza di successo dei vari esperimenti di socialismo possa contribuire a battere il socialismo. I fatti di per sé non possono provare né confutare nulla. Tutto è deciso dall'interpretazione e dalla spiegazione dei fatti, dalle idee e teorie.

L'uomo che aderisce al socialismo continuerà ad attribuire i mali del mondo alla proprietà privata, e ad aspettarsi la salvezza dal socialismo. I socialisti attribuiscono i fallimenti del bolscevismo russo a tutte le circostanze, tranne l'inadeguatezza del sistema. Dal punto di vista socialista, il capitalismo è il solo responsabile di tutta la sofferenza che il mondo ha dovuto patire negli anni recenti. I socialisti vedono solo quello che vogliono vedere e sono ciechi a qualsiasi cosa possa contraddire la loro teoria.

Solo le idee possono sopraffare le idee e sono solo le idee del capitalismo e del liberalismo classico a poter sopraffare il socialismo. Solo una battaglia di idee può essere decisiva.

Il liberalismo e il capitalismo si rivolgono alle menti razionali, equilibrate. Procedono per logica rigorosa, eliminando ogni appello alle emozioni. Il socialismo, al contrario, opera sulle emozioni, cerca di violare le considerazioni logiche suscitando un senso di interesse personale, e di soffocare la voce della ragione risvegliando istinti primitivi.

Persino per coloro di maggior levatura intellettuale, per i pochi capaci di riflessione indipendente, ciò sembra conferisca un vantaggio al socialismo. Per gli altri, le grandi masse incapaci di pensare, la posizione socialista è considerata inattaccabile. Si presume che un oratore che infiamma le passioni delle masse abbia maggiori possibilità di successo di uno che fa appello alla loro ragione. Di conseguenza, le prospettive del liberalismo nella battaglia con il socialismo sono considerate molto deboli.

Questo punto di vista pessimista è completamente fuorviato nella sua stima dell'influenza che la riflessione razionale e pacata può esercitare sulle masse. Inoltre, esagera enormemente l'importanza del ruolo rivestito dalle masse, e di conseguenza degli elementi di psicologia di massa, nella creazione e nella formazione delle idee predominanti di un'epoca.

E' vero che le masse non pensano. Ma proprio per questa ragione seguono quelli che pensano. La guida intellettuale dell'umanità appartiene ai pochissimi che pensano da se stessi. All'inizio influenzano la cerchia di chi è in grado di afferrare e capire quello che altri hanno pensato; tramite questi intermediari le loro idee raggiungono le masse e qui si condensano a formare l'opinione pubblica dell'epoca. Il socialismo non è diventato l'idea dominante del nostro tempo perché le masse hanno prima escogitato l'idea della socializzazione dei mezzi di produzione e poi l'hanno trasmessa alle classi intellettualmente superiori. Persino la concezione materialistica della storia, infestata com'è dall'idea di "psiche del popolo" propria del Romanticismo e della scuola storica di giurisprudenza, non arrischia una simile asserzione. Di per sé, la psiche di massa non ha mai prodotto nulla al di fuori di crimini di massa, devastazione e distruzione.1 In verità l'idea stessa di socialismo è anch'essa nei suoi effetti nulla più di distruzione, ma nondimeno è un'idea. Ha dovuto essere elaborata, e questo può essere solo opera di pensatori individuali. Come ogni altro grande pensiero, è penetrato fino alle masse solo attraverso la classe intellettuale intermedia. Né il popolo né le masse sono stati i primi socialisti. Persino oggi sono socialisti agrari e sindacalisti piuttosto che socialisti. I primi socialisti sono stati gli intellettuali; essi e non le masse sono la spina dorsale del socialismo.2 Il potere del socialismo è anch'esso, al pari di tutti gli altri poteri, in fin dei conti spirituale; e trova la sua forza in idee che originano dai leader intellettuali, i quali le danno al popolo. Se l'intellighenzia abbandonasse il socialismo, il potere del socialismo finirebbe. Sul lungo termine le masse non possono tener testa alle idee dei leader. E' vero, ci possono essere demagoghi individuali sempre pronti, per interesse personale e contro le loro stesse convinzioni, ad instillare nella gente idee che fanno appello agli istinti più infimi e quindi sicuramente avranno successo. Ma alla fine, i profeti che sanno nel loro cuore di essere falsi non possono prevalere contro quelli carichi del potere della convinzione sincera. Nulla può corrompere le idee. Né con il denaro né con alcuna altra ricompensa si possono ingaggiare uomini per la battaglia contro le idee.

La società umana è un prodotto della mente. La cooperazione sociale deve prima essere concepita, poi voluta, quindi realizzata in azioni. Sono le idee che fanno la storia, non le "forze produttive materiali", quegli schemi nebulosi e mistici della concezione materialistica della storia. Se potessimo sopraffare l'idea di socialismo, se l'umanità potesse essere portata a riconoscere la necessità sociale della proprietà privata dei mezzi di produzione, allora il socialismo sarebbe costretto ad abbandonare il palcoscenico. Questa è l'unica cosa che conta.

La vittoria dell'idea socialista sull'idea liberale è potuta accadere solo attraverso la sostituzione dell'attitudine sociale, che considera la funzione sociale della singola istituzione e l'effetto totale dell'intero apparato sociale, con un'attitudine antisociale, che considera le parti individuali del meccanismo sociale come unità staccate. Il socialismo vede gli individui - gli affamati, i disoccupati e i ricchi - e identifica i malfunzionamenti su quella base; il liberalismo non dimentica mai l'intero e l'interdipendenza di tutti i fenomeni. Sa bene che la proprietà privata dei mezzi di produzione non è in grado di trasformare il mondo in un paradiso; non ha mai cercato di stabilire nulla che vada oltre il semplice fatto che l'ordine socialista della società non è realizzabile, e quindi è meno capace di promuovere il benessere di tutti rispetto al capitalismo.

Nessuno ha capito il liberalismo meno di quelli che si sono aggiunti ai suoi ranghi nei decenni recenti. Si sono sentiti in obbligo di combattere le "escrescenze" del capitalismo, per cui hanno incorporato spensieratamente la caratteristica attitudine antisociale dei socialisti. Un ordine sociale non ha escrescenze che possano essere tagliate via quando si vuole. Se un fenomeno risulta inevitabilmente da un sistema sociale basato sulla proprietà privata dei mezzi di produzione, nessun capriccio etico o estetico lo può condannare. La speculazione, per esempio, che è intrinseca in tutta l'azione economica, in una società socialista al pari di ogni altra, non può essere condannata per la forma che prende nel capitalismo solo perché il censore della morale equivoca la sua funzione sociale. Né sono stati, questi discepoli del liberalismo, in qualche modo più avveduti nella loro critica al socialismo. Hanno costantemente dichiarato che il socialismo è uno splendido e nobile ideale a cui si dovrebbe aspirare se fosse realizzabile, ma che, ahimè, non può essere così, perché presuppone che gli esseri umani siano più moralmente perfetti di quelli con cui abbiamo a che fare. E' difficile capire come qualcuno possa decidere che il socialismo sia in alcun modo migliore del capitalismo, senza poter sostenere che funziona meglio come sistema sociale. Con la stessa giustificazione si potrebbe dire che una macchina costruita sulla base del moto perpetuo sarebbe meglio di una che funziona secondo le leggi della meccanica - se solo si potesse farla funzionare. Se il concetto di socialismo contiene un errore che impedisce a quel sistema di fare quello che si suppone che faccia, allora il socialismo non può essere comparato al sistema capitalista, che si è dimostrato praticabile. Né può essere definito più nobile, più bello o più giusto.

E' vero, il socialismo non può essere realizzato, ma non perché richieda esseri sublimi e altruistici. Una delle cose che questo libro intendeva dimostrare è che la società socialista manca soprattutto di una qualità che è indispensabile per qualsiasi sistema economico che non vive alla giornata ma opera con metodi di produzione indiretti e trasversali: cioè, l'abilità di calcolare, e perciò di procedere razionalmente. Una volta che questo sia diffusamente riconosciuto, tutte le idee socialiste immancabilmente svaniranno dalle menti degli esseri umani ragionevoli.

Quanto sia indifendibile l'opinione che il socialismo debba essere perché l'evoluzione sociale necessariamente conduce a quello, è stato mostrato nei primi capitoli di questo libro. Il mondo volge al socialismo perché la grande maggioranza della gente lo vuole. La gente lo vuole perché convinta che il socialismo garantirà un più alto livello di benessere sociale. La perdita d questa convinzione significherebbe la fine del socialismo.

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1. MacIver, Community, London, 1924, pp. 79 e seguenti.
2. Questo, naturalmente, è vero anche riguardo alla nazione tedesca. Quasi tutta l'intellighenzia della Germania è socialista: nei circoli nazionali è lo Stato, o, come si dice oggi, Nazionalsocialismo; nei circoli cattolici, Socialismo della Chiesa; in altri circoli, Socialdemocrazia o Bolscevismo.

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