Gary North sul perché devono essere distrutti affinché la libertà possa sopravvivere

(9 novembre 2014)

Come il 1936 ha consolidato il trionfo progressista del 1913

di Gary North (LewRockwell.com, 27 ottobre 2014)

In generale gli americani politicamente conservatori e i libertari concordano su quale fu l'anno peggiore del ventesimo secolo: il 1913.

Nel 1913 avvennero tre eventi molto importanti. Primo, gli americani furono informati del fatto che era passato un emendamento costituzionale che stabiliva una tassa sul reddito. Era un bugia. Non era passato. Ma il Procuratore Generale degli Stati Uniti annunciò che era passato e quindi, per quanto riguardava il pubblico, era passato.

Secondo, la Costituzione fu emendata in modo che i membri del Senato fossero eletti tramite pubbliche elezioni generali. Si trattò soprattutto di un cambiamento simbolico. Più di metà degli stati avevano già adottato questa modalità. Ma rappresentava il riconoscimento di una alterazione fondamentale alla Costituzione degli Stati Uniti. La vecchia idea che il Senato fosse eletto dalle legislature degli stati era ora ufficialmente defunta.

Il terzo avvenimento fu la creazione del Federal Reserve System, a dicembre inoltrato.

Le elezioni presidenziali del 1912 avevano visto tre progressisti opposti l'uno contro l'altro: Taft, Roosevelt e Wilson. Le elezioni del 1904, in cui il mai ricordato Alton B. Parker perse contro Teddy Roosevelt, sono state le ultime in cui ha raggiunto la nomination di uno dei due partiti principali un candidato che difendeva i principi costituzionali del governo federale. Teddy Roosevelt lo ha distrutto alle elezioni. Subito dopo, il populista radicale William Jennings Bryan annunciò che quella era la fine del "Clevelandismo". Aveva ragione.

1936

E' mia opinione che l'anno 1936 sia stato il secondo anno più disastroso del ventesimo secolo. Quell'anno, Franklin Roosevelt fu rieletto presidente con una percentuale schiacciante di voti. Sembrava che il New Deal fosse riuscito a ridurre la disoccupazione e a far ripartire l'economia. In realtà, fu la Federal Reserve, combinata con la FDIC (Federal Deposit Insurance Corporation) creata dal Congresso nel 1934, a permettere l'espansione della quantità di denaro che spinse l'economia in un boom temporaneo.

Nel 1937, quel boom si trasformò in una recessione molto profonda. Da quel momento in poi, il New Deal non riuscì a tenere sotto controllo la Grande Depressione. Solo nel 1940, con l'inizio degli ordini per acquisti militari da parte del governo inglese, la Grande Depressione cominciò a recedere. Scomparve durante la Seconda Guerra Mondiale, per la combinazione di grande inflazione monetaria e controllo dei prezzi. Il governo tirò via 12 milioni di uomini dalla forza lavoro, al tempo stesso espandendo l'economia con gli acquisti militari. I controlli dei prezzi portarono ai razionamenti. Il tasso di disoccupazione calò, di passo con i 405.000 americani morti, rimossi dalla categoria "attivamente in cerca di occupazione" su base permanente. La Grande Depressione - risorse non utilizzate - scomparve perché i salari reali crollarono bruscamente, il che è esattamente quello che sarebbe successo se il presidente Hoover e il presidente Roosevelt non avessero imposto vari prezzi minimi, impedendo ai prezzi di adattarsi, quindi di calare per liquidare il mercato.

L'altro evento notevole del 1936 fu la pubblicazione dell'opera di John Maynard Keynes, The General Theory of Employment, Interest, and Money. Dopo sei anni di depressione, gli economisti standard, a parte gli economisti della Scuola Austriaca, non riuscivano a spiegare la Grande Depressione. Avrebbe dovuto scomparire nel 1933, ma non era stato così. Gli economisti accademici non avevano spiegazioni e gli economisti più giovani ne volevano una. Il libro di Keynes sembrava offrisse sia una soluzione analitica sia una soluzione pratica: massicce spese statali a deficit. Questo era quanto i governi avevano sempre fatto sin dal 1930, però il libro di Keynes dava il nome di battesimo a questa pratica e sollecitava ad applicarla sempre più.

Quegli economisti che, più tardi, avrebbero criticato la teoria economica di Keynes, furono come uomini ciechi e sordomuti nel 1936 e 1937. Hayek non rispose in pubblico al libro, il che relegò la sua carriera dal 1936 al 1974 a quella di  critico dimenticato ai margini dell'analisi economica.[...] Era il maggior critico di Keynes nel 1936 e rifiutò di rispondere al libro con un'opera scritta. Sembrò fosse stato sconfitto intellettualmente. Sembrò che l'analisi economica di Keynes fosse immune al criticismo da parte del più famoso esponente della scuola austriaca di economia.

Nel 1937 la McMillan, che aveva pubblicato il libro di Keynes, e che aveva in precedenza pubblicato il libro del 1934 di Lionel Robbins, The Great Depression, pubblicò un libro di tre autori che trattava analiticamente le cause della Grande Depressione: Banking and the Business Cycle. In esso si individuava il colpevole nella banca centrale. Ma questo libro non ebbe mai alcuna diffusione e resta dimenticato anche oggi. Fortunatamente, il Mises Institute lo rende disponibile gratis o in comodo formato stampato, ma quasi nessuno lo ricorda. Quasi nessuno ne seppe qualcosa nel 1937.

Keynes creò una rivoluzione intellettuale sia all'interno della cerchia professionale degli economisti sia all'interno della comunità politica. Keynes raccomandava quello che i politici in ogni modo volevano fare. Noi viviamo nell'ombra di Keynes perché gli economisti accademici vivevano nell'ombra della Grande Depressione nel 1936. Furono intellettualmente sconfitti o, nel caso di Hayek, rimasero muti. Questo fu sufficiente a conferire a Keynes e ai suoi discepoli la leadership intellettuale in economia per il resto del ventesimo secolo; il keynesianismo è tuttora dominante. Non così dominante come era nel 1956, o nel 1965, ma è ancora ampiamente dominante.

Biglietti gratis

Ho raccomandato che qualche giovane brillante economista della scuola austriaca raccolga la sfida, e dedichi i prossimi venti anni a una confutazione completa della General Theory di Keynes. Nessuno ha accettato la mia proposta. E' indicativo, ancora una volta, del fatto che Keynes ha sempre il biglietto gratis.

In più, anche il New Deal ha tutto gratis. Stiamo ancora aspettando una confutazione completa dell'idea che Franklin Roosevelt abbia politicamente salvato la democrazia americana da se stessa, che abbia salvato il sistema capitalista dall'autodistruzione da parte dei capitalisti, e che sia stato attirato ad entrare in guerra, non perché fece pressioni sul governo giapponese affinché attaccasse Pearl Harbour, ma a causa di presunta spietatezza e miopia dell'impero giapponese. Ha sempre avuto biglietti gratis sin dal 1945, almeno nei libri di testo. La serie della PBS sui Roosevelt, con Ken Burns, è semplicemente l'esempio più recente.

Ci sono libri contro vari aspetti dell'amministrazione Roosevelt, ma non esiste un libro unico, scritto da uno storico di buona abilità che capisca anche l'economia della scuola austriaca, con una critica comprensiva all'intero New Deal quale guerra contro il governo costituzionale, contro l'economia di libero mercato e contro la libertà personale. Franklin Roosevelt non è visto come l'uomo che completò la distruzione della Repubblica Americana, un processo visibilmente inaugurato da Abraham Lincoln, poi assicurato da Woodrow Wilson e finito da Franklin Roosevelt. Nessuno che proponesse questa tesi potrebbe ottenere una cattedra fissa in una delle maggiori università americane, e il libro non sarebbe pubblicato da nessuna delle maggiori case editrici americane. Quindi, nessuno storico si azzarda a scriverlo.

[...]

Inoltre, a quanto mi risulta, nessuno storico americano ha esaminato tutto il materiale sul revisionismo della Seconda Guerra Mondiale, rispolverando i vecchi argomenti, pubblicando i documenti da fonti primarie e dedicando almeno vent'anni allo studio dettagliato dell'evento. I principali storici revisionisti per la WWII rimangono quelli che avevano ottenuto la cattedra fissa prima della WWII e che pubblicarono i loro libri tra il 1946 e il 1953: Charles A. Beard e Charles C. Tansill. Per quanto riguarda la storiografia, la Rockefeller Foundation e il Council on Foreign Relations sono ben riusciti nel loro scopo a partire dal 1946. Hanno sepolto il revisionismo sulla Seconda Guerra Mondiale prima che cominciasse. Fecero questo con i soldi. Solo allora intervenne la comunità accademica, sminuendo il revisionismo sulla Seconda Guerra Mondiale come una congiura di squinternati. Tale rimane oggi tra le sale dell'accademia.

Non è che non abbiamo avuto storici di prim'ordine che avrebbero potuto imbarcarsi in questa impresa. Non è che non abbiamo avuto economisti di prim'ordine che avrebbero potuto demolire Keynes. E' che non abbiamo avuto giovani uomini pronti a dedicare la loro intera carriera a quella che chiaramente era un'operazione kamikaze. [...]

Conclusione

Fino a quando il mito di Keynes e il mito di Franklin Roosevelt, strettamente connessi tra loro, non saranno confutati [...] in materiale accessibile al pubblico generale, resteremo dal lato passivo del controllo schiacciante dei media e dell'accademia da parte dell'establishment. Il World Wide Web offre modi di girare attorno a questo controllo dell'establishment, ma in queste due aree fondamentali della storia americana - Il New Deal e l'introduzione originale al keynesianismo - non abbiamo ancora cominciato la battaglia.

[...]

Un Grande Default è in arrivo. Sarà la versione della Grande Depressione per l'Occidente progressista. A quel punto, l'eredità congiunta di FDR e Keynes sarà vulnerabile a revisione. Il lavoro di revisione dovrebbe cominciare ora.

Sarebbe dovuto cominciare nel 1937.

( Traduzione di Maria Missiroli )
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Nota [MM]
Ho tradotto questo articolo, in parte un po' confuso (Gary North scrive qualcosa come 7-8 articoli al giorno!) e da me accorciato, perché mi sembra importantissimo, anche per gli italiani, il tema di quanto siano distorte le comuni idee sulla storia americana del ventesimo secolo e sull'economia. 

Keynes ha detto cose veramente assurde, soprattutto dal punto di vista dei cittadini onesti e produttivi, come credo si renderebbe conto chiunque con un po' di riflessione e qualche nozione di economia. Eppure la teoria economica di Keynes è sostenuta ad ampio spettro, in ambito politico, ad esempio in Italia da Renzi a Berlusconi e Salvini, per dare un'idea di quanto l'interventismo in economia sia dominante (per non parlare di Draghi, la Yellen, eccetera). Parrebbe importante dedicare un po' di tempo ad analizzare se quello che Keynes disse ha senso oppure no! Anche senza l'opera unica di "confutazione completa" che Gary North vorrebbe (su questo non sono d'accordo con lui), il materiale di critica a Keynes è tantissmo; ad esempio si può cominciare esplorando il sito del Mises Institute.

Leggere America's Great Depression di Murray Rothbard è il miglior antidoto a tutti i falsi miti sul New Deal.

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