di Thomas DiLorenzo (da LewRockwell.com, 24 giugno 2014)

“Se ... le tasse sono obbligatorie, quindi indistinguibili dal furto, ne consegue che lo Stato, che vive di tasse, è una vasta organizzazione criminale molto più formidabile e di successo di ogni mafia 'privata' nella storia."
Murray Rothbard, “The Nature of the State”

Qualche giorno fa Papa Francesco ha scomunicato (cioè buttato fuori dalla Chiesa Cattolica) tutti i membri della mafia italiana, denunciando le loro "azioni malvage" come un affronto a  Dio.  Se fosse coerente, tuttavia, egli similmente condannerebbe e scomunicherebbe tutti i politici cattolici e le loro reti di attivisti politici cattolici che promuovono  l'adorazione del potere statale; tra questi, i più prominenti sono i gesuiti come il papa stesso. La politica è di molti ordini di grandezza più malvagia e immorale della mafia o di ogni altra banda criminale "privata".

Papa Francesco capirebbe questa verità se considerasse attentamente la parte della dottrina cattolica nota come i Sette Peccati Capitali. Secondo l'insegnamento della Chiesa, tutto il peccato ha radici in questi sette peccati capitali, ognuno dei quali, cercherò di mettere in luce, è una caratteristica che contraddistingue la politica e proprio quei politici le cui cause sono appoggiate da gesuiti come Papa Francesco, con il loro progetto di "giustizia sociale". (Come ha evidenziato F.A. Hayek in The Mirage of Social Justice, l'espressione in sé è senza senso - solo gli individui possono agire in modo giusto o ingiusto - ed è essenzialmente un eufemismo che significa socialismo).

I politici sono criminali per natura. (Ron Paul è la sola eccezione che mi viene in mente, nel corso della mia vita.) Per finanziare le loro campagne elettorali devono promettere di rubare denaro a chi l'ha guadagnato per  darlo ad altri che non hanno diritto morale ad averlo. Sono bugiardi inveterati, come tutti sanno, in quanto fanno promesse elettorali che sanno di non poter mai mantenere. Quelli di maggior successo tra di loro sono quelli meno ostacolati da solidi principi morali opposti alla menzogna, al furto e alla confisca della proprietà dei loro connazionali. E' per questo motivo che F.A Hayek intitolò un capitolo di  The Road to Serfdom "Perché i peggiori raggiungono le  più alte posizioni".

Ci  sono due o tre eccezioni ogni paio di generazioni, ma in generale i politici personificano i Sette Peccati Capitali della dottrina cattolica. La superbia surclassa l'umiltà, in quanto i politici di maggior successo tendono ad essere estremamente egotistici e ad avere un'immagine di sé molto gonfiata (in qualche caso impressa nella pietra su pareti di montagne e in statue di bronzo disseminate nelle città in tutto il mondo).

L'invidia avvelena il cuore di ogni attivista impegnato per la "giustizia sociale", il claudicante eufemismo per redistribuzione del reddito tramite lo "stato sociale", che molto tempo fa ha rimpiazzato "proprietà statale  dei mezzi di produzione" come definizione di socialismo.

Ira è ciò a cui si va incontro anche solo criticando la classe politica al potere. In alcune società questo significa perdita dell'impiego, diffamazione e censura, mentre in altre, come gli stati socialisti del ventesimo secolo, significava l'uccisione di massa dei dissidenti a milioni (si veda Death by Government di Rudolph Rummel).

L'accidia è da sempre associata ai burocrati e alle burocrazie statali a causa dell'assenza dei meccanismi di reazione tipici del mercato. Un titolare di azienda accidioso pagherà un prezzo per la sua pigrizia in termini di minori profitti o di bancarotta; non esistono penalità simili negli impieghi statali, i cui budget non fanno che aumentare anno dopo anno dopo anno. In effetti, è normale routine premiare le burocrazie statali per i loro errori con budget più ampi. Peggiore diventa la scuola pubblica e più soldi riceve; più la guerra alla droga fallisce e più soldi riceve la Drug Enforcement Administration, e così via.

L'avarizia si manifesta nell'ingordigia per il potere di dominare gli altri, che è il motivo per cui i politici diventano politici in  primo luogo. per non menzionare le ricchezze associate all'essere un "funzionario pubblico" che può usare le sue connessioni politiche per arricchire se stesso e la sua famiglia, tramite informazioni riservate e altri mezzi.

La gola è in mostra quotidianamente nelle immagini su internet, giornali e televisione di "cene  di stato", nei lussuosi palazzi che i politici costruiscono per se stessi per "lavorare", nella prodigalità delle spese di denaro pubblico in viaggi internazionali, feste notturne, cocktail party, personale al seguito e molto altro.

I capricci di politici come Bill Clinton ci ricordano periodicamente dello stile di vita "Sodoma e Gomorra" di tantissimi politici che non sono insoliti al peccato capitale della lussuria, sebbene il peccato più grande  sia la loro bramosia di dominare altra gente e altre società e il loro uso di coercizione e violenza per raggiungere questi fini.

Murray Rothbard mise in evidenza nel suo saggio sulla "Guerra giusta" che la Rivoluzione Americana e la  guerra civile dalla parte del Sud sono state le uniche due guerre giuste (difensive) nella storia americana, coerenti con la teoria cattolica della guerra giusta espressa la prima volta da San Tommaso d'Aquino. Tutte le altre guerre e tutti gli interventi militari in paesi esteri sono stati guerre di aggressione intraprese per il profitto economico a favore della "élite" che controlla il governo. Tutti i politici e gli altri che hanno promosso queste guerre sono pertanto complici di omicidio di massa in un modo o nell'altro.

Furto, intimidazione, minacce, censura, imprigionamento e assassinio sono tutte caratteristiche che contraddistinguono lo stato e gli statalisti. Va bene che Papa Francesco abbia scomunicato la mafia, ma in realtà egli sostiene e promuove molto più peccato e malvagità nel mondo con i suoi punti di vista, comuni tra i gesuiti, a favore dello stato sociale coercitivo, e con le sue denunce incoerenti e non informate verso lo scambio pacifico tra adulti consenzienti nel contesto della divisione del lavoro (cioè, il capitalismo).

(Traduzione Maria Missiroli)

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