La triste situazione del Vaticano e una concisa lezione di economia

Thomas DiLorenzo (LewRockwell.com, 21 maggio 2018)

Il Vaticano ha recentemente pubblicato un rapporto sull' "attuale sistema economico-finanziario" del mondo, documento che è rappresentativo di tutti i pronunciamenti sull'economia da parte della burocrazia della Chiesa Cattolica: mostra incredibile ignoranza persino di concetti elementari di economia, in più è scritto nel linguaggio di un tema di liceo che a malapena raggiunge la sufficienza. C'è confusione sulla definizione di concetti economici molto semplici come profitto e prodotto interno lordo. Ci sono 49 note a piè di pagina, ma nessuna di queste fa riferimento ad alcuna letteratura economica. In gran parte si tratta di discorsi di membri del clero cattolico che sembra non abbiano grande conoscenza dell'argomento su cui stanno pontificando.

Intitolato “Oeconomicae et pecuniariae quaestiones”, il rapporto esprime allarme sulla "crescente influenza dei mercati finanziari sul benessere materiale di gran parte dell'umanità" e sollecita maggiore intervento dei governi, più regolamentazioni, più politica, più stato sociale, più pianificazione centrale, più tasse e meno libertà. Come già detto, è tipico di tutti questi pronunciamenti sull' "insegnamento sociale cattolico" nell'area economica.

La prima assunzione nel documento è che non ci siano linee guida di etica nei mercati. Il documento dichiara poi che l'economia "ha bisogno dell'etica per funzionare correttamente".  E questa etica deve essere "incentrata sulla gente (sic)", dice il Vaticano. Sì, già... C'è forse qualche tipo di etica che non sia incentrata sull'uomo? Incentrata sui robot? Non c'è nessuno nel mondo commerciale che ha alcuna linea-guida etica, come asserisce il Vaticano?

Sono addirittura troppi gli argomenti straw-man nel rapporto del Vaticano per poterli contare [N.d.T.: straw man (fantoccio) indica la fallacia logica con la quale si attacca un argomento rappresentandolo in modo non corretto, cioè diverso da quello che realmente significa]. Uno dei primi è l'affermazione che nella "nostra epoca contemporanea" la "persona umana" sia compresa "individualisticamente", il che si assume sia una cosa immorale.  Ancora peggio, l'uomo è visto "predominantemente come consumatore", il cui "profitto" consiste solo nell'"ottimizzazione del proprio reddito". Può darsi che ci siano alcuni che giudicano gli altri in base alle dimensioni del loro conto in banca, però affermare che sia una caratteristica pervasiva della "nostra epoca contemporanea" è assurdo. Anche gli economisti di mainstream modellano i consumatori come massimizzatori di "utilità", non di reddito.

Si sarebbe portati a pensare che la Chiesa Cattolica appoggi la filosofia liberale classica dell'individualismo, definita da F.A. Hayek in The Road to Serfdom semplicemente come rispetto per l'individuo – tutti gli individui – e rifiuto della nozione che gli individui debbano diventare pedine o schiavi delle autorità di governo. Però no, come un consesso di collettivisti incalliti e ideologi marxisti il Vaticano denuncia l'individualismo.

L'uso della parola "profitto" nel contesto di consumatori e non attività economiche è anch'esso insensato. Il Vaticano sembra totalmente confuso sul tema del profitto. Chiunque abbia studiato qualche rudimento di economia, o che abbia prestato attenzione a come funziona il mercato nel suo quartiere (in senso opposto a dentro le mura del Vaticano), sa che in un libero mercato si devono servire gli altri per avere un profitto. "Dammi quello che io voglio, e ti darò quello che tu vuoi", come Adam Smith descrisse la fondamentale relazione di mercato in The Wealth of Nations.  Il rapporto del Vaticano annuncia che il profitto è illegittimo se "non è mirato alla promozione della persona umana". Questa è vaghezza retorica basata sull'ignoranza.

Nessun economista sosterrebbe che le statistiche del PIL siano una misura del benessere complessivo; sono semplicemente una misura dell'"output" di beni e servizi durante il corso di un anno. Ovviamente, maggiore produzione genera prosperità e riduce povertà, mancanza di alloggio, e altri malanni della società. Il rapporto del Vaticano inventa ancora un altro argomento straw-man annunciando che "il benessere deve ... essere misurato con criteri molto più comprensivi del Prodotto Interno Lordo...". Non sto scherzando.

La prospettiva del Vaticano sulla politica e sui politici è quella di un ingenuo bambino di cinque anni che crede ancora a Babbo Natale. "Coloro investiti di autorità pubblica" hanno come vocazione "servire il bene comune", proclama il Vaticano. Per questo, dice il Vaticano, la società ha bisogno di essere molto più politicizzata di quanto già sia: "Questi fattori non fanno che rendere più imperativa una rinnovata alleanza tra agenti economici e politici..." Questo sarà al servizio del "bene comune", un'espressione che appare dozzine di volte nel breve documento. "Alleanze" tra "agenti economici e politici" sono termini diversi per capitalismo clientelare, uno dei grandi mali della società contemporanea perché è una distorsione maligna del vero capitalismo di libero mercato. Il Vaticano ne vuole di più.

Ovviamente, non esiste una cosa come il "bene comune" quando si tratta di politica democratica, in quanto nulla è mai unanime in politica tranne per gruppi molto piccoli di gente. Una tale unanimità è il dominio del libero mercato, in cui tutte le transazioni volontarie hanno effettivamente consenso unanime. È il dominio della società civile in cui gli individui si associano per sostenere chiese, creare istituzioni benefiche, fare volontariato, praticare sport e mettere in pratica migliaia di altre funzioni volontarie.

Lo stato, per contrasto, è sempre e ovunque incentrato sull'uso di violenza, forza e intimidazione per saccheggiare un gruppo di cittadini a beneficio di altri. È dedicato a rendere schiava una porzione della popolazione a beneficio di un'altra; in altre parole, in modo che gli schiavizzatori -- i politici -- possano raccogliere abbondanti "profitti" per se stessi manipolando il processo politico. Ripetere "il bene comune" tante volte non cambierà questa realtà.

“I mercati non sono capaci di autoregolarsi", annuncia il Vaticano, ovviamente ignaro del concetto, da prima settimana di corso di economia elementare, che le attività che servono bene i loro clienti saranno compensate con profitti, e quelle che non lo fanno saranno punite con perdite e bancarotta. Questo è il primo esempio in ogni libro di testo di economia elementare su come i mercati effettivamente "regolano" se stessi. Siffatti libri di testo non sono facili da trovare entro le mura del Vaticano, evidentemente. La competizione è uno strumento di "regolamentazione" di molto più valore per la società di tutti i burocrati del mondo.

Nonostante il rapporto del Vaticano non citi alcuna letteratura economica, nondimeno ci sono vaghi rifermenti a vari concetti marxisti lamentando, ad esempio, che "quello che era stato tristemente predetto un secolo fa ... è ora diventato realtà", che "rendite da capitale possono bloccare e soppiantare il reddito da lavoro". È una versione vaga e malamente articolata della vecchia storia marxista sullo sfruttamento del lavoro da parte dei capitalisti.

Il Vaticano denuncia l'idea di razionamento del credito da parte dei mercati privati, nei quali a chi ha una cattiva storia creditizia sono chiesti interessi più alti sui prestiti rispetto a chi ha una buona storia, denunciando gli interessi più alti come "eticamente illegittimi". Questa funzione particolarmente essenziale del capitalismo, dice il Vaticano, "è dannosa alla salute dei sistemi economici", esattamente l'opposto della verità. Le leggi sull'usura appoggiate dal Vaticano avranno l'inevitabile risultato che nessun credito sarà fatto a chi ha una storia creditizia non buona, forzando alcuni di loro a rivolgersi al crimine organizzato per "prestiti" sul mercato nero.

Non sorprende che il Vaticano ripeta anche la vecchia, stantia critica della sinistra alla "speculazione" come "moralmente illegittima". Quindi, permettere alla gente di spendere il proprio denaro nei modi in cui vuole spenderlo è "moralmente illegittimo", però rubare alla gente quel denaro tramite la tassazione e permettere, per dire, alla classe politica di Washington di spendere il denaro in ancora un'altra guerra di aggressione in Medio Oriente, oppure rovinare più famiglie e distruggere l'etica del lavoro ancor più con maggiore stato sociale, è al servizio del "bene comune". Siffatta è la posizione del Vaticano.

Persino le attività oneste e di successo sono moralmente dubbie, dice il Vaticano, perché avere molto successo nel servire i consumatori (e creare posti di lavoro ben retribuiti, arricchire le proprie comunità, contribuire alla beneficenza locale, ecc.) significa aver avuto profitti "ingiustamente a svantaggio di altri" (cioè, i concorrenti che non sono altrettanto bravi nel servire i loro clienti). Questo "ostruisce" l'indefinibile "bene comune", dicono. Non cercate di raggiungere l'eccellenza nelle attività economiche, dice il Vaticano, perché potrebbe "ostruire" il "bene comune".

La posizione ufficiale del Vaticano sulla natura dei mercati è che "possono essere paragonati ad un organismo gigante attraverso le cui vene, come linfa vitale, scorrono enormi quantità di denaro". Bé, no, non possono essere caratterizzati in modo tanto risibile. Il denaro non cresce sugli alberi, il Vaticano sarebbe sconvolto di sapere. I profitti sono guadagnati da imprenditori di successo che combinano terra, lavoro, capitale, tecnologia e conoscenza di tutti i tipi per produrre beni e servizi a cui gli altri cittadini danno più valore di quanto sia il valore di tutte le risorse usate per creare tali beni e servizi. Il valore economico (e posti di lavoro, reddito, e riduzione di povertà) viene costantemente creato dalle persone che i marxisti in Vaticano denunciano come moralmente illegittime.  Il denaro non compare semplicemente dal nulla e non "fluisce" a caso e "non governato" attraverso qualche "organismo gigante".

I mercati finanziari negli Stati Uniti sono già strangolati da migliaia di pagine di regolamentazioni governative; una dozzina o giù di lì di ministeri; leggi pervasive da parte della Federal Reserve, della SEC, e di dozzine di altre agenzie regolatorie a livello di governo federale, statale e locale, oltre a funzionari federali e statali per l'antitrust.  Questo naturalmente non è abbastanza, dice il Vaticano: "Autorità pubbliche dovrebbero predisporre una certificazione per ogni prodotto derivato da innovazione finanziaria...". Questo porterebbe ad un'altra orgia di aziende che fanno azione di lobby sul governo per regolare o bandire le innovazioni finanziarie dei loro concorrenti ma permettere le loro. Inoltre fornirebbe ancora un'altra opportunità per i nostri politici ispirati alla mafia di andare alla ricerca di tangenti (talvolta chiamate "contributi per le campagne elettorali") in cambio di certificazioni per gli strumenti finanziari.

Non si fa alcuna menzione della Federal Reserve o di ogni altra banca centrale nei riferimenti del Vaticano alla "grande Recessione" del 2008, solo "comportamento immorale di agenti nel mondo finanziario". Però, affinché questo "comportamento immorale" sia stato la causa della recessione una di due cose deve essere vera: 1) non esisteva un tale comportamento prima del 2008; oppure 2) esisteva, ma improvvisamente è esploso e si è espanso esponenzialmente. Nessuna delle due è una possibilità, per una mente sana.

Non c'è stata alcuna "deregulation" dei mercati finanziari nei primi anni 2000, come invece hanno detto alcuni commentatori disonesti. La Fed ha continuato ad applicare centinaia di regolamentazioni, come hanno fatto dozzine di altre autorità regolatorie. (Il più idiota di questi proclami è stato che: 1) Il chairman della Fed Alan Greenspan era un protégé di Ayn Rand nei primi anni '60;  2) Ayn Rand era sostenitrice del laissez faire; 3) Perciò, la Fed di Greenspan ha deregolamentato totalmente e completamente i mercati finanziari, causando la Grande Recessione. Lo storico John Steele Gordon ha incolpato Ron Paul in un articolo su Forbes, affermando  che la sua critica alla Fed è stata così efficace che la Fed era diventata incapace di pianificare e "stabilizzare" l'economia).

La realtà è semplicemente ignorata dal rapporto del Vaticano, in cui si afferma che "massiccia deregolamentazione" ha causato "collasso distruttivo".  Le parole "Federal Reserve" mai appaiono nella lunga discussione sul crollo del 2008, né è nominata alcuna altra entità governativa in relazione ad esso. L'affermazione è basata su una assunzione falsa, e la reale causa interventista della recessione è accuratamente ignorata.

I modi di eludere le tasse legalmente con investimenti offshore dovrebbero essere tassati fino all'estinzione, dice il Vaticano, perché presumibilmente "contribuiscono ad un addizionale impoverimento del normale sistema di produzione....". Non c'è alcuna discussione di come questo avverrebbe, quindi è solo un altro po' di farneticazioni contro il mercato. La conclusione qui è che il Vaticano asserisce che permettere agli individui di tenersi di più del proprio denaro faticosamente guadagnato per le proprie famiglie, l'istruzione dei propri figli, la propria causa benefica preferita, o per espandere la propria attività o avviare attività nuove, sia moralmente riprovevole. Consegnare lo stesso denaro ai politici nel D.C., per contrasto, è in odor di santità, dice il Vaticano.

Perciò, il Vaticano auspica "una minimum tax sulle transazioni effettuate offshore". Afferma che "è stato calcolato" che una simile tassa potrebbe produrre fondi che "risolverebbero una buona parte del problema della fame nel mondo". Oppure, potrebbero essere dilapidati in più sussidi alle imprese, o nel bombardamento di altri civili innocenti in Medio Oriente, o per arricchire ulteriormente il complesso militare-industriale-intelligence. Non c'è menzione di cosa sia questo "calcolo", chi l'abbia fatto, o dove si possa trovare un riferimento.

È assurdo e ridicolo che la gerarchia della Chiesa Cattolica sia così infatuata e ossessionata dal perseguimento di ulteriore politicizzazione della vita, dal momento che tutto ciò è così in contraddizione con tanti insegnamenti della Chiesa stessa. Considerate i Sette Peccati Capitali del cattolicesimo, per esempio, enunciati la prima volta nel sesto secolo. Sono tutti peccati mortali che infrangono uno o più dei Dieci Comandamenti. Sono anche caratteristiche distintive della politica e dei politici.

Ci sono alcune eccezioni (sebbene ogni anno sempre meno), ma in politica la superbia sovrasta l'umiltà, in quanto i politici di maggior successo tendono ad essere estremamente egotistici, con gonfiata opinione di sé (ad esempio, Bill Clinton, Donald Trump).

L'invidia avvelena il cuore di ogni crociato per la "giustizia sociale", uno degli eufemismi preferiti dal Vaticano per indicare schemi di redistribuzione di reddito forzata. L'ira è quello che si sperimenta se si critica la classe politica dominante. Questo comportamento è in mostra oggi in forma di “Trump Derangement Syndrome”e nella censura e persino attacco fisico nei confronti di speaker conservatori o libertari nei campus universitari, tra altre cose.

L'accidia è da lungo tempo associata ai burocrati e alle burocrazie dello stato, la cui immagine potrebbe essere quella di un uomo che lavora con una pala al lato della strada e quattro uomini che stanno intorno senza fare nulla. O il fannullone che vive di sussidi statali senza fare alcuno sforzo - mai - per cercare un lavoro e diventare parte della società attiva.

L'avidità per il potere di dominare gli altri e per l'accumulo di ricchezza tramite le connessioni politiche, non il mercato, è il segno distintivo della politica e dei politici. I Clinton, i Kennedy, i Bush sono famiglie-simbolo di questo peccato.

La gola è spesso in mostra nelle immagini di "cene di stato", in cui milioni di dollari dei contribuenti sono spesi per feste della classe dominante, di palazzi costruiti per ospitare i nostri sovrani, nelle spese a profusione per viaggi internazionali, pranzi, ricevimenti e altre prerogative della politica a spese dei contribuenti.

Poi c'è l'antica "tradizione" di uomini potenti che usano il loro potere politico per commettere il peccato mortale della lussuria, molestando e talvolta assalendo le donne intorno a loro. Tra gli esempi più famosi vengono in mente Ted Kennedy, suo fratello il presidente, e Bill Clinton.

Con la promozione incessante di maggior politicizzazione della società, il Vaticano sta promuovendo più peccato e più comportamento non etico, al tempo stesso punendo il sistema di gran lunga più pacifico ed etico di scambio volontario e di divisione del lavoro internazionale, sulla base di argomenti economicamente analfabeti e senza alcuna sostanza.

(Traduzione Maria Missiroli)
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Siamo sempre a dire le stesse cose: DiLorenzo in un articolo di qualche tempo fa: Il Papa dovrebbe scomunicare tutti i politici cattolici (e i suoi fratelli Gesuiti)?

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