Una critica ad un illustre protezionista (per criticarli tutti)

di Thomas DiLorenzo (LewRockwell.com, 26 maggio 2016)

Sono un fan di molti degli scritti di Pat Buchanan sulla politica estera "Prima l'America", in cui egli esprime l'idea, presumibilmente ritenuta oltraggiosa a Washington, che lo scopo dell'apparato di difesa nazionale debba essere la difesa contro l'aggressione dall'esterno, e non essere l'aggressore. Difesa, non aggressione. Però i suoi scritti di economia "Prima l'America" in difesa del protezionismo sono completamente erronei, e spesso storicamente imprecisi.

La principale ragione di questa ostinata erroneità è il pervasivo ricorso di Buchanan alla fallacia logica post hoc ergo propter hoc ("dopo di questo, quindi a causa di questo"). Un esempio di questa fallacia potrebbe essere: 1) Un gallo canta al mattino; 2) Il sole sorge poco dopo il canto del gallo; 3) Quindi, il canto del gallo ha causato il sorgere del sole.

Nel caso di Buchanan, l'intera argomentazione a favore del protezionismo si appoggia ad una versione leggermente diversa della fallacia post hoc ergo propter hoc. L'errore logico di Buchanan è: 1) Il Partito Repubblicano ha dato inizio a 40 anni di tariffe protezionistiche, a partire dal 1862; 2) Ci sono state molte buone notizie economiche durante quel periodo; 3) Quindi, le politiche commerciali protezionistiche del Partito Repubblicano hanno causato le buone notizie economiche.

In un recente articolo intitolato "Chi è l'eretico conservatore", Buchanan ripete questo mantra, come ha fatto molte volte nel corso degli ultimi decenni, citando le politiche di elevate tariffe dell'era post-Guerra Civile, insieme a prezzi in discesa, salari reali più alti, 4% di crescita annua del PIL, accresciuta produzione industriale, ecc., asserendo che TUTTO ciò sia il risultato dovuto alle tariffe elevate.

Tuttavia, durante quel periodo il commercio internazionale rappresentava meno del 10% dell'intera economia, per cui le tariffe elevate non avrebbero potuto avere un impatto così sostanziale. Inoltre, gli effetti economici delle tariffe protezionistiche del Partito Repubblicano furono uniformemente dannosi. I principali beneficiari del protezionismo del partito di Lincoln furono gli industriali politicamente connessi nell'1% dell'epoca, i cui profitti societari erano "protetti" dalla concorrenza. Come una volta disse giustamente John C. Calhoun, quello da cui le tariffe protezionistiche "proteggono" gli americani medi sono prezzi più bassi. Le elevate tariffe post-belliche tanto amate da Buchanan permisero alle industrie protette di scippare i loro clienti americani mentre tutte le altre industrie si espandevano, innovavano e facevano scendere i loro prezzi. Questo è sempre e ovunque l'effetto fondamentale del "nazionalismo economico": chi è connesso politicamente è beneficiato a spese dei loro compatrioti.

Molte delle tariffe post-Guerra Civile erano imposte su beni capitali usati dai manifatturieri americani per produrre altri beni, rendendo quindi i manifatturieri americani meno competitivi sui mercati internazionali.

Gli agricoltori furono impietosamente depredati dalle tariffe elevate patrocinate dal Partito di Lincoln. Gli agricoltori americani vendevano molti dei loro prodotti in Europa. Tre quarti dei prodotti agricoli del Sud erano venduti in Europa all'indomani della guerra, per esempio. Però, quando le tariffe protezionistiche elevate privarono i nostri partner commerciali europei di ricavi, proibendo loro di vendere in America, questi ebbero meno dollari (o nessuno) con i quali comprare i prodotti agricoli americani. Quindi, gli agricoltori furono depredati due volte: una volta per dover pagare di più molti prodotti "protetti" al riparo dalla concorrenza e quindi più costosi; e poi una seconda volta per le mancate vendite all'estero. E' per questo motivo che gli agricoltori americani divennero una potente forza politica a favore della tassa sul reddito federale: era stata promessa loro una riduzione delle tariffe in cambio di supporto politico.

Gli agricoltori realmente aiutarono l'adozione della tassa sul reddito, e i tassi medi delle tariffe furono abbassati nel 1913 quando la tassa sul reddito fu introdotta. Ma poi furono di nuovo duramente colpiti dal Partito di Lincoln che, nel 1922, solo nove anni più tardi, fece passare un enorme aumento delle tariffe noto come la tariffa Fordney-McCumber, tanto lodata da Buchanan tramite un'altra ingenua fallacia post hoc: "Per i successivi cinque anni, l'economia crebbe del 7% all'anno", scrive. Gli agricoltori finirono con l'avere elevate tariffe e una tassa sul reddito.

Proteggere le grandi compagnie politicamente connesse dalla concorrenza internazionale è la via più sicura per renderle grasse e pigre, come dimostrarono l'industria dell'acciaio e l'industria automobilistica nell'era post-Seconda Guerra Mondiale. Solo quando i giapponesi, i tedeschi e altri manifatturieri inflissero loro un duro colpo, esse furono finalmente motivate a "rimettersi in forma". Su questo punto Buchanan cita il vecchio pallone gonfiato mentalmente instabile Teddy Roosevelt, che avrebbe detto che è la concorrenza, non il protezionismo, a produrre "grassa degenerazione della fibra morale". Che chiacchierone senza la più pallida idea economica era Teddy Roosevelt.

Un altro degli eroi protezionisti di Buchanan è il deputato Justin Morrill, il quale promosse la Morrill Tariff del 1859, che infine passò alla Camera e al Senato all'inizio del 1861. Morrill era un industriale dell'acciaio che entrò in politica esclusivamente allo scopo di usare il potere dello stato per derubare i suoi clienti americani e riempire le sue tasche. Lo stesso è vero di un altro degli eroi protezionisti di Buchanan, Henry Clay, noto come "il principe della canapa" perché possedeva una grande piantagione di canapa in Kentucky coltivata da schiavi. Clay proclamò di essere entrato in politica, come Morrill, per imporre tariffe elevate sulla canapa straniera in modo da poter (legalmente) derubare i suoi clienti. Almeno la tariffa sulla canapa di Clay non fece scoppiare una Guerra Civile, come invece fu il caso della tariffa di Morrill, che portò l'iper-protezionista Abe Lincoln, un altro degli eroi protezionisti di Buchanan, a dichiarare nel suo primo discorso inaugurale che era suo "dovere riscuotere dazi e imposte" ma "al di là di questo, non ci sarà alcuna invasione di alcuno stato". La Morrill Tariff aveva  più che raddoppiato i tassi medi delle tariffe  due giorni prima, mentre il Sud protestava contro le tariffe e minacciava secessione per questo motivo da trent'anni. Lincoln letteralmente minacciò "l'invasione" del suo stesso paese sulla riscossione delle tariffe, portando ad una guerra che, secondo le più recenti ricerche, ci costò qualcosa come 850.000 vite americane. Andare in guerra per ingrossare i portafogli del plutocrati è ciò per cui dovrebbe essere ricordato l'eroe di Buchanan Justin Morrill.

Buchanan appare assolutamente superficiale quando cita una "Storia del Partito Repubblicano" del 1895, che dichiarava "Il Partito Repubblicano ... è il partito della protezione ... che porta orgogliosamente la bandiera della protezione". Il partito dei ricchissimi capitani di grandi corporation, in altre parole. Ci sono cose che non cambiano mai.

Buchanan si sbaglia completamente quando imbocca la falsa pista secondo cui i "sostenitori del libero mercato" avrebbero dichiarato che fu la Smoot-Hawley Tariff, firmata in legge da Herbert Hoover nel 1930, a causare la Grande Depressione. Nessuno di cui io sappia ha mai avanzato questo argomento, eppure studio economia ormai da 44 anni, come studente, professore, ricercatore e autore. La Smoot-Hawley Tariff aumentò il tasso medio delle tariffe di quasi il 60% e fece scoppiare una guerra commerciale internazionale che ridusse il volume del commercio mondiale di due terzi in tre anni, però non fu l'unica causa della Grande Depressione, la quale fu una delle crisi causate dalle politiche della Federal Reserve.

Buchanan si sbaglia completamente anche quando cerca di argomentare che il NAFTA sia stato un esempio di "libero commercio", mentre è vero esattamente l'opposto. Il NAFTA voleva dire diverse migliaia di pagine di 'legalese' scritte in piccolo, prodotte da lobbisti di grandi società e dei sindacati e da dipendenti del Congresso loro amici; esso pianificava centralmente il commercio internazionale in migliaia di modi diversi. Fu architettato e scritto sotto la supervisione di Mickey Kantor, legale/lobbista presso l'amministrazione Clinton, il quale aveva una grande reputazione come lobbista per le grosse e potenti corporation, e nessuna reputazione del tutto come sostenitore del libero mercato o come qualcuno che sapesse molto di economia. Su questo punto, Buchanan butta là ancora un'altra fallacia post hoc: Dopo il NAFTA, "la Cina comunista" divenne "la prima potenza manifatturiera mondiale".

Hillary Clinton sarebbe totalmente, al 100% entusiasta della donchisciottesca crociata protezionista di Buchanan. Porterebbe benefici ai capi d'azienda nell'1%, da cui lei e suo marito hanno per anni sapientemente estratto finanziamenti, e che scatterebbero subito di fronte alla possibilità di beneficiare di un altro giro di "pagare per ottenere". Questo è il gioco politico per il quale le grandi corporation incanalano molti milioni verso i Clinton personalmente e i loro stretti alleati, e verso il loro partito, in cambio di onerose tariffe protezionistiche sulla concorrenza, le quali farebbero impennare i loro profitti permettendo loro, ancora una volta, di derubare i propri clienti americani. E naturalmente, c'è il vecchio apparato sindacale del Partito Democratico che è sempre stato a favore del protezionismo per ovvie ragioni di egoismo e avidità. Pat Buchanan potrebbe davvero essere il vice-presidente ideale per Hillary Clinton.

Una cosa su cui Pat Buchanan ha ragione è che il "nazionalismo economico" è sempre stato la caratteristica distintiva del Partito Repubblicano. E' per questo che il partito è stato una tale maledizione per l'America, avendo trasformato la nazione in uno stato di welfare/warfare clientelare durante il regime di Lincoln.

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Nota [MM]

Pat Buchanan rappresenta forse una delle voci più serie e autorevoli a favore del protezionismo. Figuriamoci gli altri!

Che una persona di grande statura morale e profondità come Pat Buchanan possa sostenere le idee di cui si parla in questo articolo la dice lunga su quanto gli esseri umani si facciano facilmente fuorviare.

E quale sarebbe la replica, di un Pat Buchanan, ma anche di un Blondet? Pare di sentirla: ah, ma voi "liberomercatari" siete edonisti, individualisti, pensate solo alla felicità personale, senza rispetto per la società, dei veri senza Dio... e se non lo siete voi personalmente, però è quello che promuovete ....  Eh?!!

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