di Thomas DiLorenzo (sul blog di LRC, 31 dicembre 2014)

[Nota: di Piketty ho già parlato in alcuni articoli (tra cui Mises predisse la popolarità di Piketty e Il libertarismo è non-cattolico?) e già è più di quanto l'argomento meriti, tuttavia traduco questo breve commento di Thomas DiLorenzo perché è davvero fulminante! MM]

Rimango sempre sbalordito da come gli accademici marxisti immancabilmente pretendano di seguire la strada morale superiore mentre associano se stessi all'ideologia di uccisione di massa e annientamento della civiltà umana responsabile della morte di centinaia di milioni di persone nel secolo scorso.

L'ultimo "eroe" in ordine di tempo tra gli accademici marxisti è un certo Thomas Piketty, un economista marxista francese che ha scritto quello che egli considera una versione aggiornata di Das Kapital di Karl Marx. Il suo libro, Capital in the 21st Century, si è guadagnato elogi da ideologhi di sinistra di ogni dove, specialmente dal suo fan più ossequioso, Paul Krugman.

E' sempre la solita vecchia storia: quanto è orribile l'"ineguaglianza". Lo stato deve rubare alle classi produttive e dare il loro denaro alle classi parassite (nel frattempo pagando a consiglieri economici come Thomas Piketty e Jonathan Gruber laute parcelle di consulenza per "giustificare" tutto quanto).

In sintesi, il libro di Thomas Piketty può essere riassunto dal seguente sillogismo: 1) Il socialismo è stato sempre e ovunque un colossale disastro per l'umanità; 2) praticamente tutti lo sanno; 3) perciò, c'è bisogno di più socialismo.

Naturalmente, l'unica vera soluzione al "problema" di Piketty per il quale il capitale ha maggiori ritorni sull'investimento rispetto al lavoro sarebbe il taglio radicale delle tasse, insieme alla deregolamentazione dell'industria, al fine di avere più libertà economica di diventare imprenditori e capitalisti. Inondare il mondo con sempre più imprenditori capitalisti alla fine farebbe scendere il tasso di ritorno sul capitale, nel qual momento possiamo contare su un futuro Thomas Piketty che scriva un libro di un migliaio di pagine su quel tipo di "ineguaglianza".

( Traduzione di Maria Missiroli )

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