Michael Rozeff racconta le fatiche di Trump

Ritirare le truppe dalla Siria (dove ufficialmente neanche sono) e dall'Afghanistan (dove sono da 17 anni) manda su tutte le furie un fronte variegato che si estende su tutto lo spettro politico

Michael S. Rozeff (blog di LRC, 21 dicembre 2018)

Trump sta ritirando le forze americane dalla Siria. Sta anche ritirando migliaia di soldati americani dall'Afghanistan, e dialoga con i Talebani. Trump ha smesso di rifornire gli aerei sauditi contro lo Yemen. Trump negozia con la Corea del Nord. Non possiamo che applaudire a queste mosse e appoggiarle calorosamente. Non possiamo che sperare che egli, per sua stessa scelta o per pressioni su di lui, non inverta queste misure o espanda le operazioni americane altrove.

Possiamo stare ben certi ora che Trump stia mettendo in atto azioni opposte a quanto avrebbe fatto Hillary Clinton se fosse stata eletta presidente.

Allo stesso tempo, Trump ha incrementato la forza americana che agisce in Somalia e Yemen tramite droni. Sta mantenendo gli interessi attivi in Africa avviati da Obama, sia militari sia economici; un segno è la nuova International Development Finance Corporation da 60 miliardi di dollari.

Riguardo all'Ucraina, Trump sta trattenendo la fornitura di armamenti avanzati. Nonostante le pressioni, non sta facendo crescere le tensioni sulla questione dello stretto di Kerch. Trump ha incontrato Putin al meeting del G20. Gli elementi politici anti-Russia e pro-Ucraina avevano cercato di impedire questo meeting con notizie fasulle su una presunta minaccia di Trump di non incontrare Putin a meno che Putin non avesse ceduto riguardo ai fatti nello stretto di Kerch. Questi tentativi sono falliti.

Trump ha incontrato grandi difficoltà a riempire le posizioni di maggior rilievo nel governo senza nominare gente della "palude", ostile a lui personalmente e alla sua politica primaria di mettere al primo posto gli interessi dell'America, Sembra che il compito di ridurre l'impero, che Trump si è personalmente prefisso, si sia rivelato più arduo di quanto pensasse; inoltre egli ha sottostimato l'odio rancoroso contro di lui e contro la sua politica da parte degli interessi pro-impero. Quali che siano i suoi errori di valutazione, Trump sta resistendo e sta ottenendo qualche risultato anti-impero.

L'ostilità verso Trump da parte di un fronte strano ma unito di elementi disparati è enorme e accanita. Questi elementi includono i media di sinistra, repubblicani di destra e repubblicani "Rockefeller", democratici di sinistra e di centro, evangelici, neocon, grandi società con interessi pro-impero, funzionari statali del Deep State, antagonisti della Russia, moralisti umanitari a favore degli interventi esteri, crociati della correttezza politica, e globalisti di tutti i tipi inclusi i social media.

L'anti-globalismo di Trump è un atteggiamento anti-impero, non contro le relazioni mondiali di per sé. Perciò, egli sta combattendo contro modi di pensare, interessi e istituzioni imperiali che datano sin dal 1789. Merita molto credito per aver battuto in astuzia i suoi nemici e oppositori interni. Trump merita credito per aver saggiamente gestito il suo tempo fino a quando avesse potuto fare le mosse che sta facendo. Appena prima di Natale è un momento eccellente per annunciare riduzioni di truppe.

L'America era solita accogliere con plauso il ritorno dei ragazzi da guerre straniere. Ora c'è immensa critica da tutte le componenti del contingente pro-impero, che agisce come se l'impero e Washington dovessero crollare se 2000 soldati americani lasciano la Siria.

L'impero e i suoi favoreggiatori hanno indebolito l'America e l'hanno resa succube di numerose forze ed influenze dannose. Quello che irrita Trump è il globalisno associato all'impero americano. Alla radice, Trump contesta il moralismo immorale con il quale gli Stati Uniti ambiscono a diventare la forza morale dominante nel mondo. Per una trattazione della relazione tra l'impero e il moralismo immorale potete leggere qui.

Making America Great Again è l'opposto di un approccio moralistico che cerca di rimodellare gli altri paesi ad immagine americana. Tuttavia, dal momento che il moralismo immorale è una filosofia americana profondamente incastonata, Trump sta affrontando una battaglia molto in salita. Una battaglia che è la stessa che devono affrontare i libertari.

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Update (22/12/18): anche Eric Margolis scrive per LewRockwell sul ritiro delle truppe dalla Siria: Trump Does The Right Thing in Syria

Ancora: Tom Woods racconta il fronte del Partito della Guerra, ironizzando sulla "strana" coesione di persone che si sarebbero dette molto diverse: Ben Shapiro and Bette Midler, sittin' in a tree . Come Tom racconta, persino Cher (!!!!) si è lamentata del ritiro delle truppe.

Tutta questa gente così diversa è al soldo degli stessi interessi! D'altra parte, il flusso gigantesco e osceno di denaro che va al complesso militare non potrebbe manifestarsi altrimenti.

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