Justin Raimondo sul triste stato del giornalismo di mainstream

Justin Raimondo (RPI, 23 agosto 2018)

C'è mai stato un paese tanto denigrato come la Russia, un leader tanto demonizzato come Vladimir Putin?

Mi fa girare la testa anche solo pensare a tutti i crimini che sono stati attribuiti a quel particolare indirizzo. Potrei passare il resto di questo articolo semplicemente ad elencarli, dalla morte di numerosi giornalisti russi all'estinzione delle ambizioni presidenziali di Hillary Clinton -- e molto altro ancora! L'onnipotente presidente russo sembra abbia avvelenato così tanti espatriati russi in Gran Bretagna che le strade sono inondate di polonio, novichok, e dio sa cos'altro. Accidenti, ci sono voluti solo qualche migliaio di dollari spesi per qualche spot su Facebook visto da nessuno per rubare l'elezione presidenziale al legittimo vincitore. Vlad the Bad è il cattivo superpotente al centro di così tante cospirazioni sinistre che è difficile tener traccia di tutte.

La campagna anti-russa pompata dai media da quando Trump è entrato in carica non è nulla di nuovo. Chi è nato durante gli anni della guerra fredda -- la prima guerra fredda, cioè -- ricorda anche troppo bene l'atmosfera di isteria e insensatezza prevalente in quei giorni. La paura di agenti comunisti sotto ad ogni letto era sfruttata senza ragione dal Partito della Guerra - senza buona ragione, si intende - e si sarebbe pensato che il collasso del comunismo e la fine della guerra fredda avrebbe messo fine a tutto ciò.

Non siamo stati così fortunati. Cominciò nel 2003, quando i neocon dichiararono guerra alla Russia a causa del rifiuto di Putin di unirsi alla guerra in Iraq. Richard Perle suonò la carica, chiedendo che la Russia fosse espulsa dal G-8.

La campagna odio-alla-Russia è stata in corso sin da allora, negli anni non facendo altro che crescere e intensificarsi e modificarsi riguardo ai dettagli.  I media di "mainstream" sono stati il principale strumento, e ora, come la "comunità di intelligence", hanno cominciato ad agire apertamente in modo coordinato, una componente attivista del fronte popolare anti-Trump. La finzione Russia-gate è la narrativa centrale dei NeverTrumper, quindi la repulsione per la Russia è centrale per l'ideologia emergente di #TheResistance - un trend che non fa presagire nulla di buono per il futuro di quello che una volta era noto come liberalismo americano.

Quello che invece fa presagire bene per il paese è il fatto che il popolo americano non si faccia incantare dalla nuova guerra fredda. Dopo tutti questi anni di propaganda frenetica, un nuovo sondaggio Gallup mostra che quasi il 60% degli americani preferisce la diplomazia allo scontro con la Russia.

“In un'epoca di relazioni sempre più tese tra Stati Uniti e Russia, marcata da accuse di interferenza russa nelle elezioni americane, gli americani credono sia più importante cercare di continuare gli sforzi per migliorare le relazioni tra i due paesi (58%), piuttosto che intraprendere forti azioni diplomatiche ed economiche contro la Russia (36%)."

Ogni cinquant'anni o giù di lì, il Partito della Guerra migra all'altro lato dello spettro politico, e questo sondaggio mostra che l'inversione delle polarità è pienamente in corso. La maggioranza dei democratici -- 51% -- dice che è più importante imporre sanzioni e intraprendere azioni ostili contro la Russia piuttosto che impegnarsi nella diplomazia, mentre un enorme 74% di Repubblicani dichiara la visione opposta di diplomazia piuttosto che scontro. La trumpificazione del Partito Repubblicano porta con sé un elettorato repubblicano meno interventista, come dico da molti mesi. Questo sondaggio lo conferma: i Repubblicani (in generale!) sono il partito della pace.

Le buone notizie non finiscono qui. La notizia veramente notevole è che i Democratici sono severamente divisi, con una minoranza significativa che sceglie la diplomazia rispetto alle sanzioni. Il fattore decisivo è che  gli indipendenti stanno con i pacifisti del Partito Repubblicano: la diplomazia, dicono, è meglio del conflitto.

Il Grande Consenso Americano per la Pace ha parlato! Se i Democratici vanno alle elezioni del 2020 promuovendo l'assurdità Russia-gate perderanno alla grande. Non c'è modo in cui possono convincere il popolo americano con un remake da poco di "Alba rossa".

Sì, le buone notizie continuano ad arrivare:

“Solo il 9% di Repubblicani concordano che i russi abbiano interferito e modificato l'esito delle elezioni. Piuttosto, la maggioranza dei Repubblicani, 58%, crede che la Russia abbia interferito ma non modificato l'esito. Quasi un repubblicano su tre respinge l'idea che la Russia abbia interferito."

Dall'altra parte, i Democratici trangugiano il mito Russia-gate per intero: il 78% ci crede, nonostante la mancanza di prove  disponibili pubblicamente.

Il significato è che in maggioranza i Democratici sono non solo epistemologicamente carenti ma anche più propensi a credere alle autorità senza riserve, mentre i Repubblicani sono più inclini al pensiero indipendente -- sebbene ci siano ancora diversi pesi morti tra loro.

Non abbiamo sentito parlare molto di questo particolare sondaggio. La ragione dovrebbe essere molto chiara: i dati illustrano il declino del potere dei media di "mainstream", mettendo in evidenza la loro patetica debolezza persino quando agiscono in concerto. E se pensate che i loro editoriali coordinati dell'altro giorno, all'unisono contro Trump, siano stati il primo esempio del loro consolidamento in un blocco politico, allora non avete prestato attenzione. Mettono in giro questa narrativa complottista anti-russa da anni -- e ora deve essere molto umiliante vedere che non ha quasi nessun effetto sulla maggioranza degli americani ordinari. Tutta quella fatica - per niente! Il popolo americano ha di gran lunga più buon senso della classe politica che pretende di governarlo, inclusi i media.

I nostri giornalisti sono ipersensibili in questi giorni, reagiscono a ogni dispetto, reale o immaginato, precisamente perché percepiscono la loro imminente irrilevanza. Vi siete chiesti come mai sono i giornalisti a gridare più forte a favore della censura a voci alternative come Alex Jones? Perché odiano la competizione e sarebbero felicissimi di estirparlo: l'aria da pazzoide di Jones fornisce loro il pretesto perfetto.

Trump li ha chiamati “nemici del popolo”, ma così se la cavano con poco. I nostri media sono nemici della realtà, servitori del Potere consolidato. Hanno invertito la descrizione del loro lavoro: invece di riportare i fatti, sono intenti a nasconderli. È per questo che i media alternativi stanno crescendo a passi da gigante, mentre i media tradizionali stanno annaspando.

Su RPI con autorizzazione da Antiwar.com
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Nota - MM
Quando è cominciata la storia dell'interferenza russa nelle elezioni, per nascondere la fuga di mail riservate del Partito Democratico a Wikileaks (probabilmente ad opera di Seth Rich, il giovane funzionario del partito democratico assassinato in modo molto sospetto), sembrava una barzelletta. Poi Trump ha vinto e la voce si è intensificata, forse sperando che facesse presa sulla gente memore della Guerra Fredda. Nonostante tutta la propaganda, c'è un limite alle fandonie che la gente può credere incondizionatamente.

La censura ad Alex Jones è un segnale di disperazione, un tentativo di condizionare il risultato elettorale di metà mandato sapendo bene il ruolo che Jones ha avuto nell'elezione di Trump. Alex è tutt'altro che pazzoide: il suo stile può non piacere ma gli ha attirato un sacco di attenzione: ha l'istinto dell'uomo di spettacolo. I contenuti di Alex sono saldamente coerenti e mai troppo radicali. Mai, nel modo più assoluto, Alex Jones ha incitato alla violenza, tutt'altro. È Jones spesso oggetto di violenza, alla quale lui e i suoi reporter reagiscono con grande tranquillità e buon senso. La sua è una sorta di resistenza pacifista, per quanto i toni, esaminati superficialmente, possano suggerire altrimenti.

Anche chi difende Alex Jones dalla censura non perde occasione per tacciarlo di stramberia, ma è Alex che sta facendo storia nella nostra epoca, e ne è perfettamente consapevole.

È un'epoca peculiare la nostra. Da una parte ci sono quelli che non riescono a rendersi conto che tanto di quello che hanno creduto sono bugie, dall'altra quelli che non capiscono come fanno gli altri a non vedere. Se si è convinti che i media in massa non possono sostenere qualcosa di smaccatamente falso, si tenderà a non vederlo anche quando è di fronte ai propri occhi, con effetti che a volte sono quasi comici.

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