Angelo Codevilla sulla NATO oggi, ovvero la classe (sempre meno) dominante alleata contro... i popoli occidentali

Angelo Codevilla (American Greatness, 15 luglio 2018)

Se dobbiamo credere al comunicato del recente summit NATO e ai relativi commenti sui media di mainstream, il patto oggi serve più o meno allo stesso obiettivo essenziale che aveva nel 1948 e gli americani farebbero bene a prestare attenzione all'avvertimento non troppo velato del presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk: tenere a freno le critiche del presidente Trump alla NATO, perché i membri del patto atlantico sono praticamente gli unici alleati che l'America ha.

Tuttavia, nonostante la gente che domina la società europea e americana di oggi sia forse più vicina gli uni agli altri rispetto al 1948 -- il che spiega la loro caparbia difesa dell'"alleanza" --  in realtà essi stessi sono cambiati in modi che precludono i propositi per i quali in origine fu formata l'alleanza.

Il punto di partenza per comprendere le relazioni tra USA e Europa è che il rapporto tra "la gente che conta" di entrambi i lati dell'Atlantico è così buono precisamente perché essi sono diventati alieni ai loro stessi popoli. Quindi, dal momento che tutti loro stanno subendo un processo di rifiuto da parte dei loro stessi popoli, sono alleati naturali gli uni con gli altri. Ma contro chi sono alleati?

Qual è lo scopo di questa alleanza e cosa significa per noi americani?

Nel seguito, è presentato un sommario dei mutamenti morali e politici, la cui importanza sovrasta e fa sembrare minuscole le enormi trasformazioni materiali che il mondo ha visto nei trascorsi 70 anni.

La difesa dell'Occidente

Nel 1948 l'Europa, prostrata, povera e penetrata da organizzazioni comuniste, aveva di fronte la potente Armata Rossa. Però le figure principali --  Konrad Adenauer, Charles De Gaulle e Alcide De Gasperi — erano devoti cristiani alla guida di popoli che, castigati dalla guerra, erano impazienti di salvaguardare e ridare slancio a quanto restava delle loro civilizzazioni. Tutti loro erano consapevoli della propria dipendenza dagli Stati Uniti per quasi ogni cosa ed erano grati agli americani. Quella forza morale-politica compensava molto della debolezza materiale.

È giusto ricordare, inoltre, che la protezione di fratelli cristiani dal soccombere al comunismo senza Dio era una spinta per quella generazione di americani quasi altrettanto forte di quanto era la consapevolezza che la conquista sovietica dell'Europa sarebbe stata molto pericolosa per loro. In gran parte giunsero a credere che un'alleanza che rassicurasse una Europa debole ma volenterosa fosse il modo migliore di prevenire tale conquista. I presidenti Harry Truman e Dwight Eisenhower, in sintonia com'erano sia con i normali cittadini americani sia con i leader europei della loro epoca, non ebbero difficoltà a forgiare un'alleanza nord-atlantica basata sull'impegno assiomatico a lanciare bombe nucleari ai sovietici nel caso avessero invaso l'Europa.

Contagio progressista

La putrefazione della NATO cominciò in America. L'elezione di John F. Kennedy nel 1960 portò al potere progressisti che si auto-identificavano come "i migliori e i più bravi". Formati intellettualmente e moralmente alle dottrine di Henry Kissinger e Thomas Schelling (in seguito vincitori di premi Nobel), essi vedevano gli uomini come Adenauer e De Gaulle come un tutt'uno con le persone e le idee conservatrici americane che stavano rimpiazzando. Al primo vertice NATO dopo l'insediamento di Kennedy, essi rimossero l'impegno americano a usare armi nucleari contro i sovietici. Rimossero anche i missili a medio raggio sulla cui necessità quella generazione di leader europei aveva incentrato la propria legittimazione. Per tutti gli anni '60 e '70, quegli americani fecero del loro meglio per far crescere  progressisti europei che sarebbero stati loro partner nel grande obiettivo di "detente" con Mosca. Ottennero quello che avevano desiderato, e anche di più.

In retrospettiva, gli anni '80, dominati come furono da Ronald Reagan, Margaret Thatcher e Helmut Kohl, furono una breve anomalia.

Oggi, da entrambi i lati dell'Atlantico, assistiamo all'opposto di quanto era nel 1948: debolezza politica generata dalla rinuncia alla propria civiltà da parte della classe dominante mina la potenza economica (ampiamente incrementata) e la potenza militare (negli Stati Uniti). L'esercito russo, con alle spalle a malapena un decimo del PIL dell'Unione Europea, avrebbe pochi problemi a fare prigioniere le forze NATO schierate verso i confini esterni e a raggiungere l'Atlantico.

Un'alleanza per proteggere potere e prestigio della classe dominante

Oggi la classe dominante transatlantica ha un proprio programma di civilizzazione, manifestato dai sussidi per elettorati in ambito sia industriale sia culturale, che spaziano dalle "risorse energetiche rinnovabili" alla scuola, le arti e gli stili di vita. Tutt'altro che alleati per salvaguardare e promuovere la civiltà occidentale, questa classe dominante ne tratta la pietra angolare, il Cristianesimo, come al meglio da non citare e solitamente come la principale caratteristica da estirpare dalla vita delle persone. Questa classe inoltre considera l'autogoverno, cioè la capacità della gente nelle città, regioni, o nazioni di decidere per voto come vivere, come uno dei mali da eliminare una volta per tutte. Tratta come un nemico qualsiasi cosa -- pensieri, pratiche, istituzioni -- che limiti il proprio potere e prestigio. Il potere e prestigio di questa classe, dopo tutto, costituiscono ciò che sono alleati per proteggere.

Poiché la gente ordinaria in ognuno e in tutti i paesi NATO pone il più chiaro e presente pericolo a quel potere e prestigio, ogni volta che il popolo di un paese ha sfidato il potere e il prestigio del membro locale del loro club, le classi dominanti degli altri paesi l'hanno considerato come un attacco a se stessi. Sotto questa versione aggiornata del famoso Articolo 5, i governanti transatlantici alleati hanno avvertito, pena orride conseguenze, il popolo britannico di restare nella UE, il popolo francese di eleggere chiunque ma non la Le Pen, i popoli di Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e, caso più recente, Italia, di non votare come hanno fatto.

Soprattutto, hanno avvisato gli americani di non eleggere Donald Trump.

Nulla ha equiparato la loro furia contro di lui. Tutto ciò, naturalmente, ha poco a che fare con Trump stesso. Piuttosto, è la reazione degli alleati transatlantici alla loro incapacità di piegare il popolo americano come volevano. L'attaccamento del popolo americano alla civiltà occidentale, il suo inflessibile desiderio di autogovernarsi, sono la negazione di tutto ciò in cui questa classe dominante crede. E poiché l'America è l'America, l'elezione di un candidato anti-classe dominante ha ispirato i popoli europei a fare altrettanto.

Quando gli alleati transatlantici hanno perso elezione dopo elezione, si sono ritirati nei loro bastioni nelle istituzioni sovranazionali,  banche, multinazionali, media, ecc. Il loro obiettivo sembra sia punire gli elettori -- psicologicamente se non in altro modo -- convincerli a pentirsi. Le loro mani dovranno essere strappate via dalle leve del potere.

Dal momento che il potere della Russia, l'occupazione fisica dell'Europa e degli Stati Uniti dal Terzo Mondo, manco a parlarne l'equilibrio militare internazionale, non minacciano quello che la classe dominante transatlantica è alleata per proteggere, questa non si preoccupa di prendere sul serio queste questioni. Quindi, per il popolo americano la NATO come è oggi è un'ulteriore istituzione della classe dominante da dover superare.

Quanto di buono -- e potrebbe essere considerevole -- gli americani potrebbero ottenere lavorando con gli europei dovrebbe essere cercato con quei popoli che si sono liberati dal potere della classe dominante transatlantica.

(traduzione Maria Missiroli)

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