La storia degli "attacchi chimici" di Assad non finisce mai

Tyler Durden (Ron Paul Institute, 17 marzo 2018)

Lo scorso aprile, in una delle prime sortite "diplomatiche" dell'amministrazione Trump, gli Stati Uniti hanno sparato 59 missili Tomahawk in Siria, dichiaratamente in rappresaglia per l'ultimo presunto attacco chimico da parte del regime di Assad, lo stesso pretesto "false flag" usato dagli Stati Uniti per entrare ufficialmente nel conflitto nel 2013, quando le tensioni militari tra gli Stati Uniti e la Russia erano andate vicino a produrre una guerra nell'intera regione.

Bene, sembra che Assad sia un fanatico del castigo, perché, neanche un anno dopo, il WashingtonPost ha scritto due settimane fa  che gli Stati Uniti stanno prendendo in considerazione una nuova azione militare contro la Siria per -- che altro? - rappresaglia contro il più recente attacco chimico di Assad, che avrebbe avuto luogo diverse settimane prima.

Come sappiamo che dietro all'attacco c'è Assad (e, apparentemente, la Russia)? Non lo sappiamo: in realtà, l'ex-Segretario di Stato Rex Tillerson, in un momento di bizzarra onestà, ha ammesso  in effetti di non sapere molto su "chi è stato a eseguire l'attacco". Ma suvvia: così come è "altamente probabile" che la Russia abbia avvelenato nel Regno Unito un'ex-spia russa passata ai servizi inglesi -- tuttora senza nessuna prova -- così è "altamente probabile" che un Assad chiaramente irrazionale sia di nuovo dietro ad un attacco, pur sapendo bene che provocherebbe una rappresaglia violenta e aggressiva da parte degli Stati Uniti, destabilizzando ancora una volta il suo regime.

E così ora ci possiamo aspettare titoli rossi lampeggianti in TV con la notizia flash che navi americane nel Mediterraneo hanno lanciato un attacco missilistico in Siria, proprio come un anno fa. Solo che questa volta la Russia -- alleata con il regime di Assad -- non ha in progetto di rimanere sulla difensiva: secondo il Ministero della Difesa russo, "istruttori americani" stanno addestrando militanti ad inscenare attacchi chimici false flag nel sud della Siria, cioè il catalizzatore da usare per giustificare l'attacco americano ad Assad. Questi incidenti, ha detto il Ministero, saranno usati come pretesto per attacchi aerei sulle truppe governative siriane e sulle infrastrutture.

“Abbiamo informazioni attendibili a nostra disposizione per le quali istruttori americani stanno addestrando ad inscenare provocazioni diversi gruppi di militanti nelle vicinanze della città di At-Tanf, provocazioni che includono armi chimiche nel sud della Siria", ha detto il Generale Sergey Rudskoy, portavoce generale, ad un briefing con la stampa sabato 17 marzo.

Secondi i russi, "all'inizio di marzo i gruppi di sabotatori sono stati dispiegati nella zona meridionale di de-escalation, nella città di Deraa, dove stazionano le unità del cosiddetto Free Syrian Army".

Stanno preparando una serie di esplosioni di munizioni chimiche. Questo fatto sarà usato per incolpare le forze governative. I componenti per produrre munizioni chimiche sono già stati consegnati nella zona meridionale di de-escalation sotto la copertura di convogli umanitari di diverse ONG.

E, usando la stessa esatta logora narrativa dello scorso aprile, e di ogni precedente "attacco chimico del regime di Assad", le "provocazioni pianificate saranno ampiamente trattate sui media occidentali e infine saranno usate dalla coalizione guidata dagli USA come pretesto per lanciare attacchi arerei in Siria", ha avvisato Rudskoy.

Le provocazioni saranno usate dagli Stati Uniti e dai loro alleati come pretesto per lanciare un attacco aereo su infrastrutture militari e governative in Siria.

Confermando quanto scritto dal WaPo a inizio marzo, ora sembra che un attacco sia imminente.

“Stiamo vedendo i segni delle preparazioni per i possibili attacchi aerei. Gruppi di attacco con missili da crociera da navi portaerei sono stati formati ad est nel Mediterraneo, nel Golfo Persico e nel Mar Rosso".

Rudskoy ha riferito che un altro attacco chimico false flag è in corso di preparazione nella provincia di Idlib da parte del  "gruppo terroristico Al-Nusra Front, in coordinazione con i White Helmets". I militanti hanno già ricevuto 20 container di cloro per mettere in scena l'incidente, ha detto.

Mosca e Damasco hanno ripetutamente messo in guardia su provocazioni chimiche in arrivo e hanno messo in evidenza che agenti chimici di guerra banditi sono stati usati dai militanti. Naturalmente, nulla di tutto questo interessa alla stampa occidentale, che segue gli ordini di marcia di denunciare l'assassino assetato di sangue Assad quale despota irrazionale che userà lo stesso preciso metodo militare mese dopo mese, e anno dopo anno, sapendo bene quale reazione riceverà dagli Stati Uniti.

Nel frattempo, giusto qualche giorno fa, le forze governative siriane, a quanto si riporta, hanno catturato un laboratorio chimico ben equipaggiato nel Ghouta orientale. Immagini video del laboratorio sono state pubblicate dalla agenzia di stampa SANA.

Questa installazione conteneva moderne apparecchiature industriali di origini estere, grandi quantità di sostanze chimiche oltre a rozze munizioni costruite artigianalmente.  Non è chiaro se il laboratorio chimico fosse in grado di sintetizzare il gas nervino novachok usato nel tentato omicidio della spia russa nel Regno Unito, che ha causato il più recente scandalo diplomatico tra la Russia e l'occidente.

Originale su ZeroHedge.
(Traduzione Maria Missiroli)
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Nota -- MM

Questo sito trae spunto dai fatti del 2013, descritti in Uno squarcio nel velo, quando la propaganda sui media per qualche tempo divenne cristallina. Poi c'è stato l'episodio dell'aprile 2017, descritto in Terroristi e vincitori, che però è sembrato un tentativo di Trump di compiacere di facciata la volontà di chi vuole la guerra in Siria, in realtà uscendone.
Ma perché sempre la stessa cosa? Sempre l'"attacco chimico contro la sua stessa popolazione"? Perché funziona. La gente ci crede. Sono all'opera forze prezzolate che non sanno pensarne una diversa, continuano a mettere in atto quello che sanno fare.
Adesso i russi hanno denunciato quello che in realtà era chiaro anche nel 2013: questi "attacchi" sono addossati ad Assad come arma di propaganda verso la gente occidentale. I russi hanno ora pubblicamente denunciato i White Helmets, che hanno pure ricevuto un premio Oscar e che sostengono i terroristi. Hanno detto chiaramente quello che era facile intuire da tanto tempo e con questa denuncia stanno avvertendo che stavolta non staranno a guardare.

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