Paul Craig Roberts (LewRockwell, 29 luglio 2017)

Il Congresso degli Stati Uniti, a voto quasi unanime sia alla Camera sia al Senato, ha fatto capire molto chiaramente che preferirebbe distruggere il presidente degli Stati Uniti e accrescere il rischio di guerra nucleare, piuttosto che scongiurare il conflitto con la Russia normalizzando le relazioni. Il voto sulle nuove sanzioni rende inutile per il presidente Trump porre il veto alla legge, perché è stata approvata da entrambe le Camere con molto più dei due terzi di maggioranza richiesti per annullare il veto del presidente. L'unica cosa che Trump può ottenere con un veto è dimostrare la falsa accusa di essere in combutta con Vladimir Putin.

La nuova legge sulle sanzioni impedisce la possibilità di ridurre le crescenti tensioni tra le due maggiori potenze nucleari. Essa mostra inoltre che, qualunque sia l'interesse del Congresso, sempre che ne abbia, a ridurre la minaccia di guerra ed evitare la rottura con l'Europa a causa delle sanzioni, il Congresso ha un interesse molto maggiore  a continuare a raccogliere i contributi alle campagne elettorali dal potente e ricco complesso militare e di sicurezza, assecondando il crescente odio verso la Russia incoraggiato dai media americani.

Questa azione sconsiderata e irresponsabile da parte del Congresso rende completamente chiaro che Washington ha intenzionalmente scelto il conflitto con la Russia quale principale elemento della propria politica estera. Forse ora il governo russo abbandonerà la sognante illusione che i rapporti con Washington possano essere ricuciti. Come ho scritto in molte occasioni, l'unico modo in cui la Russia può ottenere una conciliazione con Washington è arrendersi e accettare l'egemonia americana. Ogni ulteriore resistenza da parte del governo russo a questo fatto lampante indicherebbe un'illusione pericolosa da parte della leadership russa.

La foglia di fico che il Congresso ha scelto per la violazione dei protocolli diplomatici e della legge internazionale è l'accusa, dimostrata falsa, di interferenza russa a favore di Trump nelle elezioni presidenziali americane. Un'organizzazione di ex-ufficiali di intelligence americani ha annunciato recentemente di aver svolto indagini forensi sul presunto hackeraggio russo, e la conclusione è che non c'è stato hackeraggio; c'erano talpe interne, e le informazioni fuoriuscite sono state copiate su un dispositivo aggiungendo le "impronte digitali" russe. Non c'è alcuna prova materiale di alcun tipo che mostri alcuna indicazione di hackeraggio russo.

E' tutto inventato, e tutti quelli che fanno insinuazioni su hackeraggio russo lo sanno. Non c'è differenza tra l'accusa di hackeraggio russo e l'accusa di Hitler nel 1939 che "la scorsa notte le forze polacche hanno attraversato i nostri confini", la foglia di fico di Hitler per l'invasione della Polonia.

Che il Congresso usi una bugia platealmente trasparente per giustificare la sua violazione della legge internazionale, e per intenzionalmente inasprire le relazioni degli USA sia con la Russia sia con l'UE, dimostra quanto Washington sia determinata ad intensificare il conflitto con la Russia. Aspettatevi ancora altre false insinuazioni, ancora più demonizzazione, ancora più minacce.

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Update (30/7/17): Intervista di RT a Paul Craig Roberts su quest'articolo (USA irremovibili sulla via del conflitto con la Russia, tensione più alta di quanto fosse durante la Guerra Fredda – Paul Craig Roberts)

Update (2/8/17):  alla fine Trump ha firmato (e che poteva fare?), ma con riserva: Trump firma le sanzioni alla Russia nonostante disposizioni 'chiaramente incostituzionali'Trump: la legge per le sanzioni alla Russia appena firmata è 'seriamente viziata' (RT, 2/8/17) . Trump ha dichiarato di aver firmato per 'salvaguardare l'unità del paese' inserendo una dichiarazione accanto alla firma secondo cui la legge 'sconfina nei poteri del presidente', è incostituzionale e limita la possibilità del presidente di negoziare con gli altri paesi; ha anche detto che va contro la volontà degli elettori. Era forse l'unica cosa che poteva fare: dichiarare espressamente di essere stato costretto a firmare e che la responsabilità è del Congresso, non sua. Il Congresso certamente non ha vinto e ne esce a pezzi, dopo gli eventi degli ultimi giorni.

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