di James Kerwick (LewRockwell.com, 17 ottobre 2016)

Indipendentemente da come nei fatti governerà, in caso diventi presidente, non è più possibile negare che Donald Trump sia davvero il candidato anti-Establishment.

Per arrivare dove è arrivato, Trump ha dovuto combattere il regime ad ogni singolo passo lungo la strada. Ora che le elezioni sono a meno di un mese, il Regime ha chiamato a raccolta i suoi agenti non solo per sconfiggere Trump, ma per crocifiggerlo.

I Clinton e le loro legioni di surrogati, dagli Obama ai Bush, dalla leadership repubblicana al Congresso a tutti i principali media, stanno instancabilmente facendo di tutto e di più per distruggere la singola persona che (almeno essi credono) pone la maggiore minaccia al loro impero.

E tuttavia, al momento in cui scrivo, Trump è ancora in piedi e l'esito delle elezioni rimane aperto. Continuerà a resistere, è la mia predizione, fino ad oltre il giorno delle elezioni - che vinca o perda la corsa, perché Trump ha già vinto.

Ripeto, Trump ha vinto.

In maggior parte gli americani da tempo ammettono di provare, se non altro, un senso istintivo che Washington D.C. e i media siano corrotti.

Trump ha  abbondantemente confermato loro che avevano ragione a fidarsi del proprio istinto. A tutti quelli che hanno occhi per vedere, la sua candidatura ha rivelato l'esistenza di un enorme, incontrollato complesso governo-media, creato e protetto da un'élite che favorisce i suoi interessi di classe dietro la facciata di fantasie retoriche come "democrazia", "volontà del popolo", "uguaglianza", e cose simili.

Questa classe dirigente, composta da individui con le stesse inclinazioni, è abituata a decidere come devono vivere tutti gli altri. Tuttavia, il suo esercizio del controllo è altrettanto subdolo di quanto è incessante, facilitato da un'ideologia astratta, anti-storica, universalistica. I sostenitori di questa ideologia la descrivono in termini di "valori", "ideali", "principi". Nonostante i Democratici siano riluttanti a invocare questa espressione, la dottrina dell'"Eccezionalismo americano", il credo che l'America non sia altro che una proposizione o un'idea, esprime anch'esso quell'ideologia. Oltretutto, facilita la diffusione dell'ideologia, facendo credere all'ascoltatore distratto che l'affermazione di questa dottrina globalista, senza confini, sia equivalente ad un'asserzione di patriottismo.

Trump, che l'abbia fatto consapevolmente o meno, nei fatti ha smontato questo mito. Ha rivelato che mentre il Regime promuove le sue finzioni in nome dei cittadini, milioni di americani, quelli che Hillary ha deriso riferendosi loro come "deplorabili", le rifiutano risolutamente.

Ci sono stati altri che hanno raccontato la verità sul Regime. Pat Buchanan e Ron Paul sono due dei più prominenti e immediatamente ritornano alla mente. Ad essere franchi, persino la candidatura di Bernie Sanders ha gettato luce sulla corruzione delle azioni del Partito Democratico. Però Trump è il primo, nel corso del nostro periodo storico, che è riuscito a mettere in mostra efficacemente, in tutta la sua nudità, la natura manipolatrice, ingannevole e ipocrita dell'intero establishment. Sanders è uno strumento della sinistra, e mentre Buchanan e Paul sono entrambi uomini di solidi principi - molto più, in effetti, di Trump - la nuda verità della questione è che essi non hanno avuto né lo spazio mediatico né l'impudenza per fare nel corso di decenni quello che Trump è riuscito a fare in meno di un anno e mezzo.

Se la sinistra e i neocon (una sorta di sinistra alternativa) a Washington, insieme ai media, pensano che una sconfitta di Trump alle urne segnerà la sconfitta del movimento emerso dalla sua candidatura, allora sono ancora più illusi di quanto pensiamo. In gran parte gli americani, indipendentemente dal partito, non hanno fiducia nei media.  Le decine di milioni di americani che hanno trovato una voce in Trump disprezzano i media. Che Trump vinca o perda l'8 novembre, ma in special modo se perde, i ferventi sostenitori di Trump riterranno responsabili i giornalisti assoldati alla corte del Regime. Se Trump perde e Hillary Clinton dimostra di essere il presidente disastroso che sappiamo sarà, lo sdegno da parte dei sostenitori di Trump verso i finti giornalisti e commentatori non farà che intensificarsi.

Una nazione già polarizzata promette di diventare sempre più divisa e la presidenza Hillary promette di essere burrascosa. E' quello che assicureranno i Deplorabili.

Per quanto riguarda i repubblicani di #NeverTrump al Congresso e i loro apologeti nei cosiddetti media "conservatori" (neoconservatori), non c'è forse nessuna ala del Regime per la quale il futuro appaia più grigio. Ciclo elettorale dopo ciclo elettorale, gli stessi finti conservatori che ora hanno voltato le spalle al candidato presidenziale del loro partito - un uomo che, si badi, ha raccolto più supporto tra gli elettori di qualsiasi candidato alle primarie repubblicane nella storia - non si lasciavano scappare alcuna occasione per rimproverare gli scettici e intimidirli affinché votassero il loro candidato: Bob Dole, George W. Bush, John McCain, Mitt Romney.

Ora è dolorosamente evidente che sono loro a non aver alcun ritegno, perché preferirebbero consegnare le elezioni, e il paese, a Hillary Clinton e ai Democratici piuttosto che dare supporto alla persona che minaccia di far naufragare la loro struttura di potere.

E allora che sia.

Ma i repubblicani sono amaramente in errore se pensano che potrà essere il loro via libera a Trump a cambiare il corso dei loro destini politici. E', piuttosto, il loro rifiuto a dare a Trump tutto l'appoggio che avrebbero dato ad ogni altro candidato a far presagire il loro declino.

Quelli di #NeverTrump credono seriamente che i sostenitori di Trump torneranno alle loro vite come niente fosse in caso la Clinton diventi presidente? Pensano davvero che gli elettori (in numero senza precedenti) che hanno portato Trump fino a dove è arrivato dimenticheranno il loro tradimento, che daranno ancora un centesimo o un voto al Partito Repubblicano?

Per il Partito Repubblicano si profila un mondo molto doloroso. Lo stesso vale, tuttavia, per quei conduttori radiofonici, blogger, scrittori e personaggi di Fox News "conservatori" (neoconservatori), che ad ogni svolta hanno cercato di salvaguardare lo status quo, cioè il loro stesso potere.

Il rifiuto di dire la verità quando c'era bisogno di dirla sarà ricordato da innumerevoli persone. I collaboratori del Regime nel D.C. e sui media pensano che se solo Trump perde le elezioni, potranno di nuovo dormire bene. Ma, come ha detto oggi un mio collega, Trump è solo un temporale di primavera. C'è uno tsunami in arrivo verso di loro, una forza della natura che sarà molto più catastrofica per gli interessi del Regime se Trump perde, perché non sarà Trump, ma il movimento da lui scatenato, ad essere la fonte dei loro più grossi guai.

Il fenomeno Trump continuerà - e crescerà.

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