Eric Margolis racconta perché fu bandito da stampa e TV

Eric Margolis (LewRockwell.com, 9 luglio 2016 - qui su Ron Paul Institute)

Il rapporto Chilcot sul ruolo del Regno Unito nell'invasione dell'Iraq del 2002, rilasciato questa settimana, è cauto e rispettoso come un autentico ricevimento inglese per il tè. Nessuna accusa diretta, nessun suggerimento di crimini di guerra, per l'allora Primo Ministro Tony Blair, o il suo faro guida, il Presidente George W. Bush. Non per questo risulta meno incriminante.

Queste commissioni e questi rapporti governativi, come notato argutamente nel delizioso programma "Yes, Prime Minister", sono pensati per offuscare piuttosto che rivelare la verità, e per seppellire i fatti imbarazzanti sotto montagne di carta.

E sotto montagne di bugie. La bugia più grande, da entrambe le sponde dell'Atlantico, è stata che l'invasione e la distruzione dell'Iraq sono derivate da "intelligence non corretta". Le fazioni di Bush e Blair e i media americani e inglesi continuano a presentare questa assurda versione.

Chi scrive ha coperto l'Iraq come corrispondente dall'estero sin dal 1976, ed è stato uno dei primi ad affermare che Bagdad non aveva cosiddette armi di distruzione di massa, e nessun modo di usarle persino se le avesse avute. Per aver detto questo, sono stato escluso e messo sulla lista nera dai principali network televisivi americani e dai principali quotidiani americani.

Non avevo alcun affetto per il brutale Saddam Hussein, la cui polizia segreta minacciò di impiccarmi come spia. Ma non potevo sopportare l'intensa propaganda di guerra proveniente da Washington e Londra, cucinata e servita dai mendaci e servili media anglo-americani.

La premeditata invasione dell'Iraq non riguardava armi o democrazia, come affermato da Bush. Due fazioni potenti a Washington battevano i tamburi di guerra: i neoconservatori ardentemente filo-Israele, che agognavano a vedere distrutto un nemico di Israele, e una cabala di petrolieri e imperialisti orbitanti attorno al Vice Presidente Dick Cheney, i quali cercavano di mettere le mani sulle enormi riserve di petrolio dell'Iraq, in un momento in cui pensavano che il petrolio scarseggiasse. Furono questi a progettare la guerra in Iraq, un'aggressione lampante e illegale quanto l'invasione della Polonia da parte di Hitler nel 1939.

Il viscido Tony Blair si mise alle calcagna dei promotori della guerra, nella speranza che il Regno Unito potesse raccogliere le briciole dall'invasione e riaffermare il potere economico e politico nel mondo arabo che aveva avuto in passato. Blair da lungo tempo era ben visto dai neoconservatori inglesi. Brillante e suadente oratore, Tony Blair divenne l'uomo di punta per il partito della guerra, preferito a George Bush, oratore contorto che spesso si impappinava. Però il vero signore della guerra era Dick Cheney.

Non c'era alcuna "intelligence errata". C'erano agenzie di intelligence a cui fu intimato di fornire una narrativa inventata per compiacere ai loro padroni politici. E molti rapporti falsi furono messi insieme dai nostri alleati mediorientali, quali Israele e Kuwait.

Persino dopo il blando rapporto Chilcot, la reputazione di Blair è a brandelli, come è giusto che sia. Come sia stato possibile che un uomo così intelligente e navigato si sia fatto trascinare dall'imbecille fanfarone Bush, è difficile da comprendere. I leader europei e canadesi rifiutarono di unirsi all'aggressione anglo-americana. La Francia, che avvisò Bush del disastro che avrebbe inflitto, fu diffamata e insultata dai repubblicani americani quale paese di "scimmie codarde mangiatrici di formaggio".

A conti fatti, le vere scimmie sono stati i governi di Bush a Blair. Saddam Hussain, in precedenza alleato degli americani, è stato deposto e linciato. L'Iraq, la nazione araba più avanzata, è stato quasi totalmente distrutto. Il totale degli iracheni uccisi potrebbe superare un milione, sebbene il rapporto Chilcot citi solo un risibile 150.000. Come Saddam aveva previsto, l'invasione di Bush-Blair ha aperto le porte dell'inferno, da cui sono usciti al-Qaeda e poi l'ISIS.

I media americani e inglesi, presunti bastioni della democrazia, si sono girati dall'altra parte e sono divenuti un organo della propaganda di guerra. Blair ha fatto epurare l'augusta BBC per non aver supportato pienamente la sua spinta verso la guerra. La BBC non si è più ripresa.

Curiosamente, la notizia sull'indagine Chilcot giovedì è stata seppellita profondamente lontano dalla prima pagina sul New York Times. Il Times è stato un'importante pedina della guerra. Così anche il Wall Street Journal, Fox News, e i grandi network televisivi.  Senza la loro vergognosa connivenza, la guerra in Iraq forse non sarebbe accaduta.

Bush e Blair hanno sulle loro coscienze la morte di quasi 4500 soldati americani, la devastazione dell'Iraq, mille miliardi di dollari spesi, il caos sempre in espansione in Medio Oriente, e la violenza che erroneamente attribuiamo al "terrorismo" e al cosiddetto "Islam radicale".

Gli uomini e le donne responsabili per il più grande disastro della nostra era dovrebbero essere chiamati a renderne conto. Fino a quando Bush e Blair andranno in giro a tenere conferenze profumatamente pagate, non abbiamo alcun diritto di dare lezioni ad altre nazioni, incluse Russia e Cina, su come governare democraticamente o sulla legalità. Bush e Blair dovrebbero aver di fronte un processo per crimini di guerra al Tribunale dell'Aja.

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